Page 253 - Shakespeare - Vol. 2
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108 III,  ii,  4 Philip:  si  intende  il  Bastardo,  cui  pochi  versi  dopo  viene  anche  attribuita  la  liberazione  di
                 Eleonora che invece, secondo le fonti storiche, fu liberata da Giovanni.
            109 III, ii, 10 labour: allude alle fatiche di un parto.

            110 III, iii, 8 angels: solito gioco di parole tra ‘angeli’ e ‘soldi’ (cfr. anche II, i, 590).
            111 III, iii, 9 fat ribs: l’immagine si rifà a II, i, 352-354.

            112 III, iii, 12 Bell, book, and candle: è la formula per le scomuniche.
            113 III, iii, didascalia dopo il v. 18 aside: il formarsi sul palcoscenico di due gruppi, di uno solo dei quali si
                 sentono  le  parole,  è  una  struttura  frequente  nel  Re  Giovanni:  si  vedano,  ad  esempio,  le
                 controversie  familiari  del  Bastardo  nell’atto I, o la discussione sulla proposta di Hubert, davanti ad
                 Angiers, nell’atto II.
            114 III,  iii,  23 oath:  alcuni,  facendo  riferimento  a  questo  «voto»  e  al  fatto  che  Giovanni  si  sente
                 «creditore» (v. 31), postulano una scena mancante.
            115 III, iii, 26 tune: per quest’uso idiomatico di tune, si vedano Macbeth, I, iii, 88, e Molto rumore per
                 nulla, III, iv, 42.
            116 III,  iii,  41 possessed:  l’immagine  di  Re  Giovanni  «posseduto»  comparirà  con  molta  frequenza  nel
                 dramma, specie nell’atto IV (II, 9, 40-41, 145, 203; III, 23 ecc.). Qui, dopo la prima comparsa del
                 verbo in I, i, 40-43, se ne cominciano a delineare le varie valenze connotative.
            117 III, iii, 61 serpent: cfr. Genesi IL, 17.

            118 III, iii, 66 Death: le fonti storiche lasciano molti dubbi sulla morte di Arthur, e Holinshed, la principale,
                 elenca varie possibilità. Shakespeare, invece, sceglie qui l’assoluta responsabilità di Re Giovanni.

            119 III,  iv,  2 convected:  si  è  preferita  la  lezione  da convictus  (partito  insieme)  a  quella  di convicted
                 (sconfitto).

            120 III, iv, 11 speed: si vedano II, i, 449 e V, vii, 50.
            121 III, iv, 21 issue: si allude ancora al matrimonio tra Luigi e Bianca.
            122 III, iv, 42 modern: comune, ordinario. È d’uso comune in Shakespeare.
            123 III, iv, 55 deliver’d: dopo aver descritto la morte come un’amante (25, 36, 40), ora ecco il «figlio»
                 di quella relazione, il dolore. Sull’immagine del dolore come «figlio», si veda anche Riccardo II, II, ii,
                 62.
            124 III, iv, 68 you will: la battuta risponde indubbiamente alla domanda di Filippo al v. 20. È facile quindi
                 ipotizzare interpolazioni o revisioni successive del testo.
            125 III, iv, 82 my bud: Arthur, che già era stato detto half-blown rose  in II, i, 54. Per quanto riguarda
                 l’immagine che associa canker  con bud, è molto frequente specie nello Shakespeare dei sonetti (si
                 vedano in particolare 35 e 78).
            126 III,  iv,  91  La  costruzione  di  questa  frase  servirà  da  modello  ad  altri  numerosi  celebri  passi:  si
                 vedano Romeo e Giulietta, II, i, 43; Enrico VI, parte terza, V, v, 63; e la più famosa, in Macbeth,
                 IV, iii, 216.

            127 III,  iv,  105  Molti  commentatori  del  passato,  amanti  del  biografismo,  hanno  messo  in  relazione
                 questo passo con la morte del figlio undicenne di Shakespeare, Hamnet, avvenuta nel 1596.

            128 III, iv, 108 Il passo è costruito su numerosi ricordi biblici: Salmo XC, 9 («We spend our years as a
                 tale  that  is  told»); Ecclesiaste  VI,  6  («Yeath,  though  he  live  a  thousand  years  twice  told»);
                 Ecclesiaste XXII, 6 («A tale out of time is a musick in mourning»). Il medesimo motivo, sugli stessi
                 echi,  sarà  ripreso  in IV,  ii,  18-20.  Probabilmente,  anche  la  celebre  immagine  del  monologo  in
                 Macbeth, V, v, 24-28 deriva dalla medesima radice.
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