Page 258 - Shakespeare - Vol. 2
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l’espressione idiomatica cold comfort significa anche ‘un povero conforto’, ‘un conforto da niente’. È
                 tradizione  shakespeariana  che  i  morenti  facciano  sfoggio  d’ironia:  la  cosa  è  anche  teorizzata  in
                 Romeo e Giulietta, V, iii, 88-90.
            203 V, vii, 62 Per l’espressione advantage,  cfr.  II, i, 297. L’episodio era invece già stato descritto in  V,
                 vi, 39-44.
            204 V, vii, 74 Alcuni commentatori pensano che il discorso sia rivolto alle «stelle» e cioè alla «fortuna» di
                 Giovanni,  ma  è  più  probabile  che  «stelle»  sia  una  metafora  per  la  nobiltà,  secondo  l’immagine
                 consueta dell’aristocrazia attorno al re come le stelle attorno al sole: si vedano, per esempio, Enrico
                 IV, parte prima, V, i, 15-21; Pericle, II, iii, 39-40; Enrico VIII, IV, i, 54.

            205 V, vii, 78 weak door: per l’immagine della «porta» che oscilla tra i significati di ‘patria’, ‘casa’, ‘corpo’,
                 cfr. V, i, 60; ii, 137; vii, 29.

            206 V, vii, 102 lineal state: cfr. II, i, 85. − glory: cfr. IV, iii, 71 e V, i, 2.
            207 V,  vii,  118  Per  molti  critici  l’attribuzione  del  monologo  finale  al  Bastardo  renderebbe  esplicito  il  suo
                 essere il “vero re” del dramma (e per tutti si veda qui H.C. Goddard: «Era abitudine elisabettiana
                 affidare gli ultimi versi del dramma al personaggio di più alto rango. Rompendo questa consuetudine
                 e mettendo le ultime parole del Re Giovanni in bocca al Bastardo invece che su quella del principe
                 Enrico, Shakespeare ci dà la prova conclusiva che il Bastardo è il re del dramma» (1951, p. 146). Ci
                 sembra  invece  più  convincente  che  il  vero  tema  del  dramma  sia  la  separazione  e  il  rendersi
                 autonomo della regalità della nazione dalle figure “reali” che la vorrebbero incarnare.
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