Page 261 - Shakespeare - Vol. 2
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indicata in due intrecci paralleli: quello che vede lo scontro (implicito) tra
Shylock e il Mercante, con l’«estrema crudeltà» del primo (valutazione certo
pesante) in un atto che sembra dato per compiuto − «in cutting a iust pound
of his flesh» −; l’altro, relativo alla conquista di Porzia tramite la prova degli
scrigni. L’intreccio «tragico» era presentato in prima sede; ma sullo stesso
piano veniva posto (si veda la coordinazione per congiunzione: «and the
obtayning of Portia...») l’intreccio favolistico o «comico».
Fin da queste primissime indicazioni, dunque, la struttura del dramma appare
doppia: né tragedia fin in fondo, né commedia fin dall’inizio. I due generi
sono utilizzati contemporaneamente. È dato risalto a tre personaggi: l’ebreo
Shylock, che riceve l’unica nota qualificativa, quella della crudeltà; il Mercante
suo avversario; e la non definita Porzia, cui va comunque una specificazione
predicativa (viene conquistata in matrimonio, con implicito esito di
commedia). Resta solo da chiedersi, anche se è una domanda che non può
avere risposta sicura, se fosse lo stesso Shakespeare a formulare la
descrizione dell’opera che segue al titolo nell’in-quarto. Poiché non ci restano
tracce che ci possano far congetturare che Shakespeare si occupasse
direttamente della pubblicazione dei suoi drammi (anche di quelli trasmessi
nei «buoni» in-quarto), pare preferibile concludere che queste prime parole
sull’opera siano state stese dallo stesso tipografo o dall’editore Heyes o dal
probabile intermediario della compagnia teatrale. Si tratta, comunque, di una
approssimativa indicazione di genere misto, in un dramma a doppio intreccio,
il cui protagonista principale può essere inteso come il Mercante o come
l’Ebreo di Venezia.
Significativamente, da allora fino ad oggi l’interpretazione scenica, nonché la
critica, hanno messo in maggior evidenza, di volta in volta, l’uno o l’altro
aspetto dell’azione, l’uno o l’altro dei due antagonisti, l’uno o l’altro dei generi
che l’opera in sé compone. Non è questa la sede per offrire un resoconto
sistematico della storia scenica o della storia della critica, ma sarà utile
fornire, intanto, qualche breve cenno preliminare. Tra Sei e Settecento, il
dramma fu interpretato, e recitato, come una commedia. Ma nel 1709
Nicholas Rowe (filologo shakespeariano e drammaturgo in proprio, oltre che
poeta e traduttore) dissentiva da tale interpretazione: «Tho’ we have seen
that Play Receiv’d and Acted as a Comedy, and the Part of the Jew perform’d
by an Excellent Comedian, yet I cannot but think it was design’d Tragically by
the Author. There appears in it such a deadly Spirit of Revenge, such a
savage Fierceness and Fellness, and such a bloody designation of Cruelty and
Mischief, as cannot agree either with the Stile or Character of Comedy»