Page 255 - Shakespeare - Vol. 2
P. 255
147 IV, ii, didascalia dopo il v. 66 Qui si trova l’indicazione scenica nel primo in-folio. La posizione della
didascalia è importante per la decifrazione del carattere di Giovanni. Alcuni la pospongono alla
battuta seguente. Ponendola qui, la sua resa ai nobili è conseguente all’entrata in scena di Hubert:
egli cioè concederebbe la libertà ad Arthur sapendo che è già morto. Posponendola, invece, la sua
decisione lo rappresenterebbe semplicemente come un debole anche nel delitto.
148 IV, ii, 89 here or hence: vuol dire ‘o sulla terra o nel cielo’. Cfr. III, i, 187; V, iv, 29.
149 IV, ii, 91 L’immagine è quella di Atropos, la dea che taglia i fili della vita intessuti da Cloto.
150 IV, ii, 120 Eleonora morì il 1° aprile 1204. Shakespeare mantiene giorno e mese, ma la fa morire
prima di Arthur (morto invece nel 1203), e quasi contemporaneamente a Constance (morta il 31
agosto del 1201).
151 IV, ii, didascalia dopo il v. 131 Pomfret: oggi Pontefract, nel West Yorkshire.
152 IV, ii, 137 amaz’d: gli elisabettiani sentivano nella parola l’eco di maze (labirinto), cui facevano risalire
l’etimo della parola. Si veda anche IV, iii, 140.
153 IV, ii, 139 Aloft: ‘sopra’, usato come preposizione compare solo qui in tutto il canone
shakespeariano. L’OED ne fornisce solo tre esempi, l’ultimo del 1613.
154 IV, ii, 145 Il verbo to possess ha un particolare rilievo in quest’atto: cfr. nota 116.
155 IV, ii, 177 sprightful: gioco di parole con il precedente spirit.
156 IV, ii, 217 Non c’è traccia nelle cronache che Giovanni abbia mai ammesso d’essere responsabile
della morte di Arthur. L’episodio, secondo la Campbell, rimanda ancora una volta alle vicende di
Elisabetta: al suo colloquio con il segretario Davison e alla pubblicità data al suo dolore per la morte di
Maria. Le stesse parole di Re Giovanni, spake darkly (v. 232) e express words (v. 234) riprendono i
termini del processo a Davison, l’esecutore, incolpato d’aver ubbidito a un ordine che non avrebbe
capito: «she (The Queen) had darkly signified but not expressely commanded».
157 IV, ii, 240 La scissione tra intenzione e azione come scissione tra cuore/mente e mano è frequente
in Shakespeare: si vedano, ad esempio, Amleto, I, ii, 247-248; I due gentiluomini di Verona, I, iii,
46; Enrico IV, parte prima, V, v, 17; Riccardo II, I, iv, 11; e i sonetti 24, 46, 93, 132, 133.
158 IV, ii, 245 È la consueta metafora dell’Inghilterra come corpo del re. La ribellione sarà allora
congruente con la malattia.
159 IV, iii, 145 La frase può voler dire sia che l’anima di Arthur è volata in cielo, sia che la giustizia e
l’ordine sono scomparsi dalla terra. La base della metafora è il mito di Astrea (la Giustizia), già usata
anche in Tito Andronico, IV, iii, 4.
160 IV, iii, 147 Gioco di parole tra own e owe, stabilendo così un legame tra gerarchia, autorità e diritti
privati come interessi economici.
161 V, i, 2 La scena è costruita in parallelo con quella di IV, ii, dove Re Giovanni si era fatto incoronare
per la seconda volta davanti ai nobili.
162 V, i, 10 love of soul: è l’amore più vero; cfr. Amleto, III, ii, 77. È espressione comune d’epoca; si
veda, per esempio, Faerie Queene, IV, ix, 2: «love of soule doth love of bodie passe / No lesse
than perfect gold surmounts the meanest brasse».
163 V, i, 12 inundation: cfr. IV, ii, 138.
164 V, i, 17 breath ... tempest: cfr. III, iv, 127; IV, iii, 156.
165 V, i, 40 jewel of life: l’anima; cfr. Macbeth, III, i, 69.
166 V, i, 45 Cfr. IV, iii, 135; ma anche Tito Andronico, IV, iv, 81 e V, i, 5-6.
167 V, i, 48 Cfr. III, i, 277.