Page 1550 - Shakespeare - Vol. 2
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scampati, e dove invece speravano di cavarsela ci lascian la pelle. Se dunque
essi muoiono impreparati, il re non è colpevole della loro dannazione, più di
quanto non fosse stato colpevole prima, di quei misfatti soggetti ora al
castigo divino. Il re dispone dell’obbedienza di ciascun suddito, ma non
dell’anima di ciascun suddito, che appartiene a lui stesso. Perciò ogni soldato
in guerra dovrebbe fare come l’infermo sul letto di morte, e purgare la sua
coscienza d’ogni più piccola impurità. Se poi morrà, la morte sarà una
liberazione; e se non morrà, il tempo impiegato a prepararsi l’anima non sarà
speso invano, ma sarà benedetto. Colui che la scampa non commette peccato
se si convince che, rendendo a Dio tale libera offerta, Dio l’ha fatto
sopravvivere alla battaglia per far di lui un testimone della Sua grandezza, ed
un esempio agli altri, di come essi devono prepararsi alla morte.
WILLIAMS
Certo che, per ogni uomo che fa una brutta morte, i suoi peccati ricadono
sulla sua testa: non deve certo risponderne il Re.
BATES
Io non pretendo che lui risponda per me; eppure son ben deciso a battermi
per lui, e a picchiar sodo.
ENRICO
L’ho sentito colle mie orecchie, il Re: ha detto che lui non si farà riscattare.
WILLIAMS
Sicuro! Ha detto così per farci combattere con più slancio. Ma quando a noi
avran tagliato la gola, lui potrà sempre farsi riscattare, e noi resteremo
fregati.
ENRICO
Se vivo tanto da vedere quel giorno, mai più presterò fede alla sua parola.
WILLIAMS
E così, [perdio,] l’avrete ripagato a dovere! Una sparata pericolosa quanto
una cerbottana-giocattolo: che altro può fare a un monarca il risentimento
privato di un povero cristo qualsiasi? Tanto varrebbe sforzarsi di congelare il
sole, facendogli vento con una penna di pavone. Mai più presterai fede alla