Page 1549 - Shakespeare - Vol. 2
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siamo  sudditi  del  Re:  altro  non  ci  occorre  sapere.  Se  poi  la  sua  causa  è
          ingiusta, l’obbedienza dovuta al re ci assolve da ogni colpa.



              WILLIAMS
          Ma se la causa non è giusta, il re stesso avrà un gran brutto conto da pagare,
          quando  tutte  quelle  gambe  e  braccia  e  teste  mozzate  in  battaglia  si
          ritroveranno  insieme  nel  giorno  del  Giudizio,  e  grideranno  in  coro:  “Noi

          morimmo nel tal luogo!”: alcuni imprecando, altri invocando il chirurgo, chi
          piangendo  al  pensiero  delle  mogli  lasciate  in  miseria,  chi  per  i  debiti  non
          pagati, chi per i figlioletti abbandonati dall’oggi al domani. Ho paura che ben

          pochi, fra quelli che muoiono in battaglia, facciano una bella morte: e come
          potrebbero  cristianamente  prepararsi  alla  fine  quando  è  il  sangue  ad  aver
          l’ultima parola? Ora, se questi uomini fanno una brutta morte, sarà una gran
          brutta  faccenda  per  il  re  che  li  ha  portati  a  morire,  il  re  cui  non  possiamo
          disobbedire se non violando ogni nostro dovere di sudditanza.                      114




              ENRICO
          Cosicché, se un figlio inviato dal padre mercante in un viaggio d’affari si perde
          in mare con tutti i suoi peccati, la responsabilità delle sue colpe, in base al
          vostro criterio, dovrebbe ricadere sul padre che l’ha mandato. O se un servo,
          che  per  incarico  del  suo  padrone  porta  con  sé  una  somma  di  denaro,  è

          assalito  dai  briganti  e  muore  senza  aver  fatto  ammenda  delle  sue  molte
          iniquità,  voialtri  mi  definite  il  padrone  come  responsabile,  per  via  di
          quell’incarico, della dannazione del servo. Ma le cose non stanno così. Il re
          non è tenuto a rispondere della fine che fanno i singoli soldati, né il padre di

          quella del figlio, né il padrone di quella del servo: poiché non vogliono certo
          farli morire quando richiedono loro determinati servigi. E poi non esiste re,
          per quanto immacolata la sua causa, che una volta sottoposta quest’ultima
          all’arbitraggio  della  spada,  possa  affrontarlo  con  dei  soldati  tutti  del  pari

          senza macchia. Può darsi che alcuni di essi si siano resi colpevoli di assassinio
          voluto e premeditato; altri, di aver sedotto delle vergini, tradendo i vincoli del
          giuramento;  altri  ancora  di  essersi  fatti  usbergo  della  guerra  dopo  aver
          straziato  il  dolce  seno  della  pace  con  rapine  e  saccheggi.  Ora,  se  costoro

          hanno  eluso  la  legge,  sottraendosi  in  patria  al  giusto  castigo,  per  quanto
          possano sfuggire agli uomini non hanno ali che bastino a volar via da Dio. La
          guerra è uno strumento di giustizia divina e di retribuzione divina; ed ecco
          che  gli  uomini  che  hanno  a  suo  tempo  violato  le  leggi  del  re  vengono  ora

          puniti  dalla  guerra  del  re:  là  dove  avevan  temuto  la  morte,  essi  sono
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