Page 1485 - Shakespeare - Vol. 2
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non ha nessun’idea dell’uso che ne abbiamo fatto.
Povero trono d’Inghilterra! Mai gli demmo valore;
e preferimmo tenerci alla larga da esso, abbandonandoci invece
a barbara licenza: è cosa risaputa
che più uno è lontano da casa, più cerca gli spassi.
Dite al Delfino che osserverò le forme della regalità,
portandomi da re e spiegando le vele della mia grandezza
il giorno che sarò assiso sul mio trono di Francia.
E a questo fine che la maestà volli metter da parte,
sgobbando come fa l’operaio nei giorni di lavoro;
sol per risorgere laggiù, sfolgorante di gloria,
abbacinando gli occhi della Francia intera.
Ma sì! Pure il Delfino, vedendoci, resterà abbagliato.
Dite al faceto principe che la sua presa in giro
ha cangiato le sue palle in proietti; e che la sua coscienza
porta l’amara responsabilità della devastante vendetta
che volerà con essi. Molte migliaia di vedove
questa sua beffa defrauderà di mariti affettuosi;
sottrarrà i figli alle madri, farà crollare castelli;
e c’è chi non è ancora nato e nemmen concepito
eppure avrà motivo di maledirla, la beffa del Delfino.
Ma tutto questo è nelle mani di Dio,
al quale io mi rimetto, e in nome del quale
voi direte al Delfino che io sto per arrivare,
per vendicarmi come posso e per levare il mio braccio
di giustiziere in una causa sacrosanta.
Andatevene dunque in pace, e dite al Delfino
che la sua burla sembrerà tutt’altro che spiritosa
se a riderne saranno in pochi, e a pianger migliaia.
Date a costoro una scorta adeguata. E buon viaggio.
Escono gli ambasciatori.
EXETER
Davvero spiritoso, il messaggio!
ENRICO
Speriamo di farne arrossire il mandante.
Perciò vi dico, signori, che ogni ora è preziosa