Page 1481 - Shakespeare - Vol. 2
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il retroterra da quei predoni di là dal confine.
ENRICO
Non intendevo soltanto razzie e colpi di mano:
temo piuttosto le intenzioni dell’intera nazione scozzese
che è sempre stata, per noi, un vicino turbolento.
Potrete leggere infatti che il mio bisnonno
non andò mai con le sue forze in Francia
senza che gli Scozzesi sul suo regno sguarnito
si rovesciassero, come la marea in una breccia,
con tutto l’impeto e la pienezza delle loro forze,
martoriando con feroci incursioni un paese indifeso,
cingendo d’implacabile assedio castelli e città:
sì da lasciar l’Inghilterra, svuotata dei suoi difensori,
sconvolta e tremante alla mercé di quei brutti vicini.
CANTERBURY
Essa però, mio sire, subì più paura che danni;
basti pensare di quali esempi essa è stata capace.
Quando tutti i suoi cavalieri trovavansi in Francia
ed essa era una vedova, in lutto per i suoi nobili,
non solo seppe assai bene difender se stessa,
ma catturò e mise in gabbia, come un cane randagio, 20
il Re di Scozia, che in Francia poi volle spedire
per coronare la fama di Re Edoardo con re prigionieri,
e far ricchi di gloria i suoi libri di storia,
così come son ricchi i melmosi fondali marini,
di relitti colati a picco e incalcolabili tesori.
ELY
Ma vi è anche un detto molto antico e verace:
“Se la Francia vuoi tu conquistare
dalla Scozia fai bene a cominciare”.
Poiché ogni volta che l’aquila inglese va a caccia di preda,
nel suo nido incustodito la faina scozzese
s’insinua di soppiatto, a suggerne le uova regali,
facendo la parte del topo in assenza del gatto,
straziando e guastando quel che non può divorare.