Page 49 - Shakespeare - Vol. 1
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ma anche i Francesi, inclini a trasformare in un volgare amorazzo il
“servizio” che, in nome di Dio, la Pulzella presta al Delfino. Nel segno di
quella radicale diversità, che, del resto, appartiene anche alla storia della
“vera” Giovanna d’Arco, Shakespeare inventa un personaggio sovversivo di
Amazzone spregiudicata; in grado di vincere con l’eloquio e con l’astuzia
militare; contraddittoria al punto da rifiutare le avances del Delfino e da
dichiararsi, quando viene condannata al rogo, incinta a turno di tutti i nobili
francesi; che risponde alle oscenità maschili con altre oscenità; che, in uno
dei pochi momenti comici del play, riempie di invettive il padre pastore,
richiamandosi direttamente a un’origine divina. Giovanna non ha passato,
come non ce l’ha il Delfino, rinnegato dal padre, costretto a combattere per
riprendersi la corona di Francia. Embrionalmente presente nella Contessa
d’Auvergne e pronta a cedere, nella serrata successione di pochi versi, lo
stendardo della rivolta a Margherita d’Angiò, la Pulzella è una potente
rappresentazione del femminile, impossibile da codificare secondo i canoni
vigenti non solo nel Medioevo, così come lo vedeva la cultura Tudor, ma
anche nel presente, che pure aveva espresso una virago regale, Elisabetta
I. Lungi dal mostrare l’acquiescenza di Shakespeare alla propaganda
inglese - come per tanto tempo si è creduto - Giovanna è la presenza più
inquietante del play, l’estremo limite di una sovversione che non sarà più
possibile riportare sotto controllo. Giovanna si impossessa, infatti, di quello
spazio del maschile che non è più presidiato dai miti eroici, è la donna
castratrice, attrezzata a combattere e a vincere la battaglia finale tra i due
sessi (Barbara Hodgdon, The End Crowns All, 1991). Morta lei, ecco che
spunta dalle sue ceneri una Margherita d’Angiò, in grado di mandare a
monte tutte le intese nuziali combinate tra i Regni, e più subdola di
Giovanna, la quale continua a tenere in gran dispetto l’universo patriarcale,
disconoscendo il rozzo padre e riconoscendo in tutti gli altri uomini i suoi
violentatori brutali. Margherita, invece, si appoggia all’autorità dello
squattrinato genitore, Reignier, il Re di Gerusalemme in una favola senza
lieto fine, per perfezionare la sua immagine di mansuetudine e di
correttezza muliebre che poi Suffolk decanterà di fronte al suo sovrano. La
sovversione provocata dal femminile è nefasta e porta a conseguenze
terribili: il regno dei patriarchi si disintegra, perché non è in grado di
adattarsi alla duttilità del linguaggio della Pulzella, all’ampiezza delle sue
modulazioni espressive - utilizzate a seconda delle circostanze - che sono
il segno di un nuovo modo di concepire il teatro e il dramma storico.
Mentre come afferma John W. Blanpied (in Time and the Artist in
Shakespeare’s English Histories, 1983), molti personaggi del play sono
artisti che cercano di imporre una personale versione degli eventi storici,
Giovanna è la voce più potente di tutte, intenta com’è ad aderire
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