Page 47 - Shakespeare - Vol. 1
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riverberare su tutta la trilogia: Riccardo cattura e tortura la Pulzella per
essere a sua volta catturato e torturato da un’altra donna nella terza parte
dell’Enrico VI. Nemici implacabili i due, avviati allo stesso destino di morte.
E si pensi al IV Atto, dove culmina la vicenda individuale di Talbot assieme
a quella familiare dei Talbot (padre e figlio). Il braccio armato del giovane
sovrano è l’ultimo cavaliere feudale, talmente puro da avere generato un
figlio del tutto uguale a lui, mentre della moglie non si sa assolutamente
nulla - laddove Gloucester, che è la mente politica di Enrico, è noto per la
sua debolezza nei confronti delle donne. Shakespeare non si limita a
rappresentare l’apoteosi del guerriero abbattuto assieme al figlio, a cui
rimane unito in un abbraccio straziante, attraverso la poesia, del tutto
insolita, dello heroic couplet (il distico elegiaco a rima baciata). Egli
inserisce l’episodio cruciale - su cui blocca l’azione per alcune scene - nel
contesto della rivalità tra Riccardo di York e Somerset, entrambi riluttanti a
inviare gli aiuti richiesti, non solo per una meschina ripicca, ma - almeno
nel caso di Riccardo - per un calcolo politico. Ha un bel fare la spola
dall’uno all’altro un vecchio nobile, Sir William Lucy, a cui non rimarrà,
novello Priamo alla ricerca del cadavere di Ettore, che reclamare il corpo di
Talbot presso il nemico. Lo spazio etico della comunità - come il trono che
dovrebbe essere occupato dal regnante - rimane vuoto. Si può solo
registrare, come fa Exeter in tutta l’opera, l’implacabile avverarsi di
profezie che confermano il silenzio di Dio, mentre gli unici suoni che
occupano la scena sono le marce funebri e quelle militari, le aspre grida dei
duellanti, il pianto delle vittime. A confermare la varietà dei livelli di
lettura, già nella prima parte dell’Enrico VI Shakespeare raffigura il dramma
del potere attraverso le storie sempre più individuali e separate dei grandi
aristocratici, ma non dimentica di illuminare di striscio la condizione dei ceti
subalterni - i domestici di Gloucester e di Winchester pronti a scannarsi
per i loro padroni (poi, nei momenti di tregua, tutti all’osteria), i borghesi di
Londra in balia della guerriglia urbana scatenata dai nobili, le sentinelle
francesi di Orléans, che non possono chiudere occhio e che, di lì a poco,
verranno sorprese da Talbot e dai suoi. Se l’ordine gerarchico inglese
vacilla per le contraddizioni interne e non per le pressioni sociali (come
accadrà nella seconda parte della trilogia), un sistema ancora più vasto,
quello patriarcale, viene minacciato da uno scomodo campione, Giovanna
la Pulzella.
Abbiamo già visto che il personaggio più famoso della prima parte
dell’Enrico VI è indubbiamente John Talbot: tutti, compresi i Francesi, ne
magnificano gli atti di valore. La prima scena si accende per il racconto
delle sue imprese eroiche nella battaglia di Patay, dove è caduto
prigioniero. In seguito, appena liberato, Talbot darà un resoconto del suo
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