Page 462 - Shakespeare - Vol. 1
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Scena X EN
Entra Cade.
CADE
Accidenti alle ambizioni! Accidenti a me, che ho una spada eppure sto per
crepare di fame! Da cinque giorni mi nascondo in questi boschi e non ho il
coraggio di mettere fuori il capo, perché tutto il paese mi tende trappole;
ma adesso sono così affamato che non potrei attendere più neppure se
avessi un contratto d’affitto sulla vita di mille anni. Perciò, scavalcando un
muro di mattoni, sono entrato in questo giardino per vedere se riesco a
mangiare un po’ di lattuga o a raccoglier verdura per qualche momento - il
che farebbe anche bene allo stomaco in questo clima torrido. E penso che
la parola “lattuga” sia stata creata per farmi del bene, perché, molte volte,
la mia scatola cranica sarebbe stata spaccata da un’alabarda di bronzo, se
la mia testa non fosse stata protetta dall’elmo di latta; 169 e, molte altre
volte, mentre ero a gola secca e in marcia a tappe forzate, la latta mi è
servita per berci dentro, al posto del boccale; e ora la parola “lattuga” deve
servire a nutrirmi.
[Si mette carponi, coglie della verdura e la mangia.]
Entra Iden [con i suoi uomini].
IDEN
Dio, chi vorrebbe vivere tra le beghe della corte
potendo godersi una tranquilla passeggiata come questa?
Questa piccola eredità lasciata da mio padre,
mi soddisfa, e vale una monarchia.
Non cerco di rifulgere dando ombra agli altri
o di accumulare ricchezze chissà tra quali invidie:
mi basta mantenere la mia condizione con ciò che ho,
e aver reso felici i poveri, che s’allontanano dalla mia porta.
CADE
[in disparte]
Ecco il padrone del terreno che mi viene a prendere come fossi un animale
randagio, perché sono entrato nella sua proprietà senza permesso. - Ah,
mascalzone, tu mi tradirai e otterrai mille corone dal re, portandogli la mia
testa; ma io ti farò mangiar ferro come a uno struzzo, e inghiottire la mia
spada come fosse uno spillone, prima che tu e io ci siamo lasciati.