Page 413 - Shakespeare - Vol. 1
P. 413
Y ORK
Ora, York, o mai più, tempra i tuoi pavidi pensieri 84
e muta la tua incertezza in decisione:
sii ciò che speri di essere, o ciò che sei
consegnalo alla morte - non è vita degna d’essere goduta.
Che la paura bianca in volto s’accompagni all’uomo
dai miseri natali, e non alberghi in un cuore regale.
I pensieri s’affollano incessanti, più violenti
degli acquazzoni di primavera, e non c’è un pensiero
che non si fissi sulla dignità suprema.
Il mio cervello, più attivo del ragno operoso,
tesse trappole elaborate per incastrare i miei nemici.
Bene, signori della nobiltà, bene: è un’abile trovata
spedirmi lontano con una schiera di soldati.
Temo che così voi riscaldiate la serpe in agonia
che, nutrita nel vostro seno, vi pungerà il cuore.
Avevo bisogno di uomini, e voi me li darete:
ve ne sono grato, però, statene certi, mettete
armi affilate nelle mani d’un pazzo.
Mentre in Irlanda mi allevo un esercito potente,
scatenerò in Inghilterra una nera tempesta,
che scaraventerà diecimila anime in cielo o all’inferno,
e questa terribile bufera non smetterà di infuriare
finché il cerchio dorato sul mio capo,
simile ai raggi trasparenti del sole glorioso,
non calmi la rabbia di queste folate di follia.
E, come artefice dei miei progetti, ho indotto
un risoluto uomo del Kent, John Cade di Ashford,
a scatenare con tutte le sue forze una rivolta,
con il titolo di John Mortimer. 85
Ho visto in Irlanda questo Cade opporsi accanito
a un gruppo di fanti, e combattere così a lungo
che le sue cosce, coperte di dardi, quasi somigliavano
a un porcospino irto di aculei; 86 alla fine,
dopo essersi salvato, l’ho visto far capriole
in aria, come un frenetico ballerino di morisca,
scuotendo i dardi insanguinati, come l’altro i campanelli. 87
Molto spesso, da furbo e arruffato fante irlandese,
ha conversato con i nemici, e senza farsi scoprire
è tornato da me, a informarmi delle loro canagliate.
Questo demonio sarà il mio sostituto, 88 poiché egli,