Page 406 - Shakespeare - Vol. 1
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RE ENRICO

 Lord Gloucester, è mia espressa speranza
 che tu ti mostri superiore a ogni dubbio:
 la mia coscienza mi dice che sei innocente.

GLOUCEST ER

 Ah, grazioso signore, questi sono giorni pericolosi:
 la virtù è soffocata dall’indecente ambizione
 e la carità scacciata dalla mano del rancore;
 l’oscena istigazione è nel segno ascendente
 e la giustizia esiliata dalla terra di vostra altezza.
 So che la loro congiura attenta alla mia vita
 e, se la mia morte potesse rendere felice quest’isola
 e segnare la conclusione della loro tirannia,
 ben volentieri ne farei moneta di scambio:
 ma essa è intesa come prologo del dramma,
 perché altre migliaia, che ancora non sospettano l’insidia,
 non basteranno a chiudere la tragedia congegnata da costoro.
 I rossi occhi scintillanti di Beaufort spiattellano
 la malvagità del suo cuore, e la fronte rannuvolata
 di Suffolk il suo odio turbolento; lo scaltro Buckingham
 scarica con la lingua il fardello dell’invidia
 che gli ingombra il cuore, e York, che non molla l’osso 77
 e mira alla luna, il cui braccio prepotente ho stornato,
 con false accuse punta alla mia vita.
 E voi, sovrana signora, con tutti gli altri,
 senza motivo, avete accumulato disgrazie sul mio capo,
 e vi siete data un gran da fare per spingere
 il mio amatissimo sire a essermi nemico:
 sì, tutti voi avete fatto comunella. - Anche a me
 era giunta notizia dei vostri conciliaboli,
 e sempre per liquidare la mia vita immacolata.
 Non mancheranno i falsi testimoni pronti a condannarmi,
 né accuse di tradimento in gran numero per accrescere
 le mie colpe. Il vecchio proverbio si mostrerà efficace:
 “Si fa presto a trovare un bastone per battere il cane”.

WINCHEST ER

 Mio sire, le sue invettive sono intollerabili:
 se chi si preoccupa di proteggere la vostra regale persona
 dal segreto coltello del tradimento e dalla rabbia del traditore
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