Page 359 - Shakespeare - Vol. 1
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Perciò mi unirò alla fazione dei Neville e farò
sfoggio di amore davanti al superbo Duca Humphrey.
E quando vedrò l’occasione propizia, reclamerò la corona.
Il superbo Lancaster non usurperà più i miei diritti,
né terrà lo scettro nel suo pugno infantile,
né porterà il diadema sulla testa, la cui mente
da prete non si adatta a una corona.
Dunque, York, sta’ zitto, fino al momento giusto:
sta’ in guardia, sveglio, quando gli altri dormono,
a carpire i segreti dello stato, finché Enrico
non faccia indigestione delle gioie d’amore
con la sposina, la costosa regina d’Inghilterra, 16
e Humphrey non sia ai ferri corti con i pari.
Allora solleverò in alto la rosa bianco-latte,
dal cui dolce olezzo l’aria verrà profumata,
e sul vessillo porterò le insegne degli York
nello scontro con la casa dei Lancaster; e con la forza
farò mollare la corona a quel topo di biblioteca
che, col suo governo, ha messo a terra l’Inghilterra.

                                                           Esce.

                                Scena II EN

     Entrano il Duca Humphrey [di Gloucester] e la moglie Eleanor. 17

ELEANOR

 Perché il mio signore si curva come grano troppo maturo,
 che piega la testa sotto il peso copioso di Cerere? 18
 Perché il grande Duca Humphrey aggrotta le ciglia
 come se avesse in spregio i favori del mondo?
 Perché i tuoi occhi si fissano sulla terra scura
 a rimirare ciò che sembra offuscarti la vista?
 Cosa vedi là? Il diadema di Re Enrico
 impreziosito di tutti gli onori del mondo?
 Se è così, continua a fissare a testa china,
 finché il tuo capo non sia da esso circondato.
 Stendi la mano, afferra l’oro glorioso.
 Come, è troppo corta? La allungherò con la mia,
 e avendolo sollevato insieme, tu ed io,
 alzeremo insieme il capo verso il cielo,
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