Page 336 - Shakespeare - Vol. 1
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adulterina di Margherita con Suffolk corrisponde l’illecita frequentazione
delle arti magiche da parte di Eleanor. Se Margherita è comparsa sulla
scena nell’opera precedente della trilogia, nel momento in cui la Pulzella
veniva condannata al rogo - se, in un certo senso, ella è “figlia” della
Pulzella, che ha indicato il duca d’Angiò tra i padri del bastardo che porta in
seno (Leah S. Marcus) - la donna francese incarna il ruolo della straniera,
immorale, infedele, spregiudicata e sempre più investita di quelle doti
amazzoniche che la trasformano nella guida della fazione Lancaster al
posto del marito. Nella prima scena del V atto, York si scaglia contro di lei
senza mezzi termini: «Napoletana dal sangue imbastardito, / reietta di
Napoli, flagello sanguinoso dell’Inghilterra!». Ma né Warwick né Gloucester
sono teneri con lei: «Se ne fosse rimasta in Francia, a crepare di fame / in
Francia...» (I, i); e ancora Gloucester, proprio lui che è incapace di tenere
sotto controllo la moglie, quando si accorge che Margherita alza la voce:
«Signora, il re è abbastanza maturo da dar personalmente / il suo
verdetto. Queste non sono questioni da donne» (I, iii).
La critica ha notato che le fonti cinquecentesche di Shakespeare non
davano un giudizio totalmente negativo di Margherita, la quale aveva
mostrato doti di governo non difformi dallo spirito imperioso di Elisabetta
Tudor. Ma il legame con Suffolk, enfatizzato dal drammaturgo, sottolinea la
spregiudicatezza del personaggio e ne accentua, nello stesso tempo, la
seduttività anche verbale. Come la Pulzella, anche Margherita sa utilizzare
il linguaggio a seconda delle circostanze. Così, nel momento dell’addio a
Suffolk, bandito dal sovrano, si alternano dichiarazioni appassionate
d’amore, promesse d’aiuto, lamenti di dolore, inviti bruschi ad accettare il
duro destino, tanto che lo stesso Suffolk rimane sconcertato (III, ii). Dove il
linguaggio di Margherita si fa più efficace è quando, nella stessa scena, ella
ricrea vividamente l’episodio del suo viaggio per mare verso l’Inghilterra e
verso lo sposo regale. Straordinario esempio di autodrammatizzazione, il
discorso di Margherita rivolto al marito costruisce un’immagine di sé e della
propria fragilità muliebre in balia delle onde, che dovrebbe per contrasto
rafforzare lo slancio amoroso della donna nei confronti di Enrico. Ma,
ironicamente, tutto ciò si riferisce all’antefatto della scena d’apertura e lo
spettatore sa già (la regina lo ha confessato apertamente a Suffolk) quanto
Margherita sia rimasta delusa di Enrico. Il gioiello a forma di cuore che, nel
racconto di Margherita, viene gettato in mare affinché rechi allo sposo un
messaggio d’amore è diventato un cuore indurito, che non batte più per
Enrico. Qui, come altrove, Margherita simula una sua predisposizione alla
morte («Muori, Margherita, / perché Enrico rimpiange che tu sia ancora
viva!»), a cui, però, si può attribuire nuovamente, da parte del
drammaturgo, un’intenzione ironica che si esplicherà nel prosieguo della