Page 331 - Shakespeare - Vol. 1
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estinta la stirpe guerriera di Talbot, l’unico a seguire le orme gloriose del
vincitore di Agincourt, e a malapena era stata esorcizzata l’aggressione
d’una creatura terribile, la Pulzella, strega e puttana, spregiatrice
dell’ordinato universo patriarcale. Poi - nella seconda parte dell’Enrico VI lo
spettatore può cogliere le prime avvisaglie dell’orrore - l’anarchia dei
governanti porta alla guerra che oppone padri e figli, dissolve ogni sacro
vincolo feudale, degrada - come abbiamo visto - l’esercizio della giustizia
in operazioni di vendetta e di tradimento.
L’apertura della seconda parte dell’Enrico VI introduce dunque una serie di
note dissonanti rispetto all’occasione propizia del matrimonio regale e della
concomitante stipula d’un trattato di pace con i Francesi del Delfino. Del
resto, già le parole di entusiastico apprezzamento di Enrico nei confronti
della sposa - e quelle assai più di circostanza che costituiscono la risposta
di Margherita (nella versione televisiva della BBC interpretata da una Julia
Foster che mostra subito il proprio imbarazzo per l’atteggiamento puerile
del futuro marito) - appaiono inadeguate: in esse non c’è né saggezza
politica né consapevolezza dei delicati problemi sollevati da Gloucester al
momento della lettura del trattato di pace. Ad essi Enrico non è in grado di
dare alcuna risposta. In più, l’orazione di Gloucester - pronunciata in una
sorta di Consiglio improvvisato appena il re ha abbandonato il palcoscenico
(la prima, non certo l’ultima, vacanza del sovrano) - indica che la resa alle
condizioni del Delfino non ha soltanto gravi conseguenze materiali, ma
equivale a un vero e proprio processo di cancellazione e di riscrittura del
passato: «O pari d’Inghilterra, quest’alleanza è vergognosa, / questo
matrimonio è un brutto segno del destino. / Esso cancella la vostra fama,
oblitera il vostro nome / dai libri di cronaca, ne toglie la memoria storica, /
deturpa i monumenti delle conquiste di Francia, / disfa tutto, come se nulla
fosse mai accaduto!». Per Gloucester, dunque, il matrimonio tra Enrico e
Margherita non è tanto un cattivo affare politico: esso manipola una serie
di eventi storici su cui si fonda la stessa legittimità del potere monarchico
(P. Rackin, Stages of History, 1990). Ironicamente, fatto oggetto di accuse
interessate e di uno spietato “processo alle intenzioni”, Gloucester stesso
diventa l’esempio più evidente dell’«oblio nazionale del passato» (R.C.
Jones These Valiant Dead: Renewing the Past in Shakespeare’s Histories ,
1991). La continuità del passato con il presente si incarna infatti nella sua
figura come, concretamente, nel bastone del comando a cui egli sarà
costretto a rinunciare. Perciò, a proposito di tutta la trilogia dell’Enrico VI
Thomas F. Van Laan ha scritto giustamente che «soprattutto è una
tragedia intorno a un ruolo che nessuno è in grado di ricoprire» (Role-
Playing in Shakespeare, 1978).
Il fatto è che stravolgere e dimenticare il passato è un esercizio non
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