Page 310 - Shakespeare - Vol. 1
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Hall, le Chronicles of England di John Stowe (1580).
82 II, v, 6 Mortimer si paragona a Nestore, saggio e anziano condottiero greco durante la Guerra di
Troia. Secondo la suggestiva interpretazione di John W. Blanpied ( Time and the Artist in
Shakespeare’s English Histories, Newark, Del., 1983), Mortimer è una sorta di caricatura del
drammaturgo stesso, intento a modellare un intreccio in cui possa trovare ampio spazio il suo
personaggio preferito: il nipote Riccardo Plantageneto.
83 II, v, 23 Henry Monmouth è Enrico V.
84 II, v, 63-92 Mortimer riassume, a beneficio degli spettatori, la storia dell’Inghilterra, dal momento
in cui Enrico IV, detto Bolingbroke, depone Riccardo II (1399) e porta sul trono la casata dei
Lancaster, fino al fallimento della congiura del Conte di Cambridge, padre di Riccardo, contro
Enrico V. Quest’ultimo episodio verrà trattato da Shakespeare nell’Enrico V, II, ii. Le complicate
questioni dinastiche spiegate da Edmund Mortimer si possono riassumere nel fatto che egli
deriva, per parte di madre, da Lionel, Duca di Clarence, terzo figlio di Edoardo III, morto nel
1377, mentre Enrico IV (su cui grava comunque l’atto sacrilego di aver deposto dal trono ed
eliminato Riccardo II, il sovrano unto dal Signore) e i suoi discendenti traggono origine da John of
Gaunt, quarto figlio di Edoardo III. Riccardo, Conte di Cambridge, aveva, per parte sua, sposato
Anna Mortimer, sorella di Edmund. Ecco perché la legittima successione alla corona passa dal
vecchio Mortimer a Riccardo Plantageneto, ben presto riabilitato con il titolo di Duca di York.
85 II, v, 101 I consigli di Mortimer al nipote sono ispirati ai canoni machiavellici. Il machiavellismo di
Riccardo Plantageneto passa poi al figlio che porta il suo stesso nome, il futuro Riccardo III, il
quale ne incarnerà l’aspetto più brutale e spietato.
86 II, v, 129 Hattaway emenda in mine ill, la lezione dell’in-folio, che fa mine will, dove will sta per
‘ambizione’, ‘volontà di potere’.
87 III, i, didascalia Le fonti sono Holinshed e Hall. La scena si ricollega alla terza dell’Atto I. Siamo
nel 1526. La seduta del Parlamento venne tenuta a Leicester, ma Shakespeare la sposta a
Londra.
88 III, i, 17 Winchester è un usuraio perché ha acquistato a Roma privilegi papali da rivendere, e
perché, come Gloucester gli ha già rinfacciato, trae vantaggi pecuniari dai bordelli situati a
Southwark.
89 III, i, 42 Winchester è figlio illegittimo di John of Gaunt, che lo aveva avuto da Catherine
Swynford, allora sua amante, poi sua moglie, mentre Humphrey Gloucester, fratello del defunto
Re Enrico V, è nipote dello stesso John of Gaunt.
90 III, i, 51 Rome e roam dovevano pronunciarsi come room, ancora col suono di “o” aperta (a
questo proposito, cfr. F. Cercignani, Shakespeare’s Words and Elizabethan Pronunciation ,
Oxford, 1981). S’è cercato di rendere il gioco di parole, spostandolo sul termine
‘rimedio/rimediare’, come già aveva fatto, peraltro, Dallagiacoma («Roma vi porrà rimedio»
«Rimedia allora di andare a Roma»).
91 III, i, 58-59 holy state: è lo stato ecclesiastico. La contrapposizione State holy or unhallowed
(empio, profano) è stata resa con «Funzione o finzione sacra».
92 III, i, 61-73 Le battute pronunciate in disparte da Riccardo Plantageneto, che non può ancora
rivelare le sue aspirazioni in attesa di essere reintegrato nei suoi titoli e nelle sue proprietà,
creano una tensione drammatica, in cui si inserisce il saggio discorso di Enrico VI. È la prima volta
che il giovane sovrano prende la parola, e la situazione politica è già compromessa. La figura del
re, pio ma impotente, «un secondo Giobbe», secondo il suo cappellano John Blackman, è
ricostruita da John Gillingham in The Wars of the Roses, London, 1981. Storicamente, Enrico VI
aveva solo cinque anni, quando esplode il dissidio tra Gloucester e Winchester. Le parole che
Shakespeare gli attribuisce furono pronunciate, secondo le cronache storiche, dallo zio Bedford.
93 III, i, 76-85 Il sindaco di Londra, che già aveva cercato di fermare con un editto la zuffa dei
domestici di Gloucester con quelli di Winchester (I, iii), interviene nuovamente per dare un
quadro molto concreto della guerriglia urbana nella prospettiva borghese dei commercianti