Page 309 - Shakespeare - Vol. 1
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riferiva al ruolo teatrale. Dunque Talbot è come un attore, che rappresenta, grazie alla finzione
drammatica, un personaggio più grande e famoso (E. Jones, The Origins of Shakespeare,
Oxford, 1977).
71 II, iii, 50 sgg. You are deceived: qui e nel seguito della scena ho ceduto alla tentazione di far
utilizzare a Talbot il “tu”, più colloquiale e volutamente ironico. In generale, la scelta del pronome
personale di seconda persona singolare risponde, in questa traduzione, all’esigenza di rendere
attuale e concreto il linguaggio shakespeariano. I personaggi dell’Enrico VI lasciano cadere
appena possibile le forme per occuparsi della “sostanza” del potere.
72 II, iii, 79 soldiers’ stomachs: da intendere come allusione al coraggio (al fegato) dei soldati, ma
anche ai loro appetiti sessuali.
73 II, iv, didascalia La scena, creata da Shakespeare, avviene nei giardini del Temple in Fleet
Street, a Londra. Negli edifici del Temple, costruiti in origine dai Templari (l’ordine religioso-militare
fondato nel 1119 a Gerusalemme), i giovani avvocati studiavano la legge. Shakespeare individua
il primo germe della cruenta guerra civile tra Lancaster e York in una contesa giuridica sui diritti
dinastici delle due famiglie. I dialoghi, che sembrano riflettere l’aridità del linguaggio legale, anche
per l’alto numero dei latinismi (su cui cfr. S.S. Hussey, The literary language of Shakespeare,
London, 19922, pp. 46 sgg.), acquistano una forte valenza allegorica nel ripetuto gesto rituale
dei seguaci dei Lancaster, che si appuntano sul petto una rosa bianca, a cui s’alterna l’analoga
azione dei nobili Yorkisti, che scelgono la rosa rossa. Abbiamo già visto un forte contrasto
cromatico in I, iii. Bianco e rosso, caricati di volta in volta polemicamente di significati etici, sono i
colori di un morality play ancora medievale, che si anima sulla scena grazie alla diversificazione
psicologica tra i vari personaggi, alcuni dei quali, come Riccardo Plantageneto e Warwick, sono
destinati ad attraversare tutta la trilogia dell’Enrico VI.
74 II, iv, 1 Plantageneto, dal latino planta genista, o ‘ginestra’, il simbolo di umiltà adottato da
Goffredo d’Angiò, padre di Enrico II, re d’Inghilterra dal 1154 al 1189, e fondatore di una dinastia
che, nei suoi vari rami, sedette sul trono fino all’avvento dei Tudor nel 1485.
75 II, iv, 18 Le comparazioni di Warwick conferiscono al dibattito il sapore d’una saggezza
codificata, esemplare, che tuttavia si conclude con una desolante (forse interessata)
dichiarazione di impotenza. La «taccola» (daw, jackdaw), uccello simile alla gazza, dal corpo nero
e dal capo grigio, era considerata animale sciocco per antonomasia.
76 II, iv, 83-84 Le linee genealogiche verranno ulteriormente chiarificate nella scena successiva da
Edmund Mortimer.
77 II, iv, 85 crestless: vuol dire ‘privo della cresta’ o del pennacchio araldico, ovvero della cima
dell’albero genealogico (mentre Riccardo Plantageneto ha origine da “profonde radici”); ma
connota anche il ‘codardo’.
78 II, iv, 86 Come antico luogo di culto, il Temple protegge chi si trova al suo interno da arresti e
da azioni violente.
79 II, iv, 96-97 Riccardo adopera il linguaggio giuridico per sottolineare che il padre fu attached, not
attainted, cioè arrestato, spogliato dei suoi beni e giustiziato, senza aver subito una vera
condanna.
80 II, iv, 132-133 Era tradizione pranzare in quattro. Il battibecco giuridico, che provocherà
l’ecatombe della Guerra delle Rose (1455-1485), e la totale destabilizzazione della società
feudale, si conclude su una tonalità ironica, quasi giocosa: tutti a tavola, a bere vino e, per il
momento, non sangue.
81 II, v, didascalia Immaginando l’incontro nella Torre tra Edmund Mortimer e Riccardo
Plantageneto, Shakespeare fonde diverse fonti storiche, in particolare dando al personaggio
morente del vecchio Mortimer l’identità sia dell’Edmund Mortimer, Conte di March, che era stato
dichiarato erede di Riccardo II nel 1398, e che, durante il regno di Enrico VI, era stato
convenientemente allontanato dal centro del potere, fungendo da Lord-luogotenente in Irlanda
dal 1523 al 1525 (l’anno della sua morte), sia del cugino di Edmund, John Mortimer, imprigionato
nella Torre, dove fu decapitato nel 1424. Qui le fonti di Shakespeare sono, oltre a Holinshed e a