Page 314 - Shakespeare - Vol. 1
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History Plays, Oxford, 1992), la sfilza di titoli nobiliari recitata da Lucy mette in risalto l’ignoranza
     e le umili origini della Pulzella, la cui risposta sarcastica è comunque la prova di una abilità quasi
     magica (e, aggiungiamo noi, eminentemente pragmatica) di prevalere anche nei duelli verbali.

134 IV, vii, 87 Upstart crow, «villano rifatto di corvo» e «Scuotiscena» viene definito Shakespeare nel
     Groatsworth of Wit di Robert Greene (1592). Secondo Hattaway, qui vi potrebbe essere un
     gioco di parole riguardante i personaggi degli spettri teatrali, che balzavano in scena uscendo
     dalla botola collocata in mezzo al palco.

135 V, i, didascalia I negoziati di pace si tennero storicamente ad Arras nel 1435, mentre il progetto
     di matrimonio tra il re e la figlia del Conte di Armagnac si situa nel 1442. Da notare la ricomparsa
     di Exeter, amaro e polemico testimone della crisi in tutta l’opera, in realtà morto nel 1427.

136 V, i, 2 Il papa è Eugenio IV (1431-1447) e l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1410-
     1438).

137 V, i, 28-29 È stato osservato da Dover Wilson e da altri studiosi che Winchester ha fatto già la
     sua apparizione in vesti cardinalizie. Si tratterebbe quindi di una interpolazione. Ciò che importa è
     che venga nuovamente ripetuto il modello della cerimonia di corte interrotta da un litigio.

138 V, ii, didascalia La rivolta di Parigi a cui allude all’inizio della scena il Delfino avvenne nel 1436.
     Parigi, data per perduta all’inizio del play, è stata evidentemente riconquistata dagli Inglesi, dal
     momento che Enrico VI è stato incoronato Re di Francia (IV, i).

139 V, iii, didascalia In questa scena Shakespeare collega con evidente efficacia drammatica due
     diversi avvenimenti: la cattura di Giovanna a Compiègne nel 1430 (ma non per mano di York) e
     quella di Margherita d’Angiò da parte di Suffolk. Quest’ultimo episodio è totalmente fittizio, anche
     se le cronache storiche confermano le pressioni esercitate da Suffolk nel 1444 per combinare il
     matrimonio tra Enrico e la gentildonna francese.

140 V, iii, 6 Il monarca del Nord è lo stesso Lucifero, o un demonio invocato dalle streghe, Zimimar,
     oppure Asmenoth.

141 V, iii, didascalia dopo il v. 7 L’apparizione dei Demoni, che ricorda l’epilogo del Doctor Faustus di
     Marlowe, non significa di per sé, come sottolinea Hattaway, che Giovanna abbia stabilito un
     patto con le creature sovrannaturali, dal momento che esse, vampiresche e cannibali,
     rimangono tuttavia in un enigmatico silenzio né concedono alcun aiuto alla Pulzella. A proposito
     dell’autenticità di questa scena, tra le più controverse del play, Dover Wilson, nelle note della già
     citata New Shakespeare Edition, afferma drasticamente: «Non vedo alcuna prova della presenza
     di Shakespeare». Tra i pochi estimatori di questa sequenza, Allan C. Dessen cerca di stabilire
     una connessione tra il tradimento dei Demoni, che lasciano la Pulzella al suo destino di donna
     impotente e umiliata, e il motivo dell’immagine del leader che si riempie di sostanza solo se è
     accompagnato e protetto dai suoi fedeli, come succedeva a Talbot nel castello della Contessa
     D’Auvergne in II, iii (A.C. Dessen, Stagecraft and Imagery in Shakespeare’s Henry VI, in The
     Yearbook of English Studies, 1993, pp. 70-73). Rivaluta la scena anche F. Ferrara nel suo
     recente Il teatro dei re. Saggio sui drammi storico-politici di Shakespeare, Adriatica, 1955, pp.
     240-242.

142 V, iii, 35 Nell’Odissea, libro X, la maga Circe aveva mutato in porci i compagni di Ulisse.

143 V, iii, 36 sgg. Neppure nell’estremo pericolo la Pulzella perde la sua capacità di offesa verbale,
     passando dalla battuta sferzante sull’aspetto fisico di York all’invettiva che sembra accomunare
     tutti gli uomini, francesi e inglesi, fino alla beffarda richiesta di poter almeno inveire contro il
     nemico.

144 V, iii, 45 La scena continua in un altro punto del campo di battaglia. Catturata un’incantatrice
     francese, ne spunta subito un’altra, la cui prigionia durerà ben poco.

145 V, iii, 49 Il verso può essere variamente interpretato, a seconda che Suffolk baci le sue stesse
     dita o quelle di Margherita, e che side sia «fianco» o una parte più intima del corpo femminile. La
     traduzione prescelta non si distacca da quelle consuete.

146 V, iii, 51 daughter to a king: la regalità di Reignier era già stata esibita - in modo fittizio -
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