Page 303 - Shakespeare - Vol. 1
P. 303

Note

1 I, i, didascalia Un cenno alle fonti storiche utilizzate da Shakespeare viene fatto nella Prefazione.
  L’uso preponderante di The Union of the Two Noble and Illustre Families of Lancastre and Yorke
  di Edward Hall (1548) è sottolineato da M. Quadri, A.M. Bernini, G. Mochi nella Presentazione
  delle fonti in Nel laboratorio di Shakespeare. La prima tetralogia, cit. in bibliografia, alle pp. 15-17.
  Le tre studiose hanno proceduto a un’opera di «segmentazione della cronaca di Hall ai fini della
  tabulazione comparata» con la trilogia dell’Enrico VI e con il Riccardo III. Mentre rinviamo a
  Christopher Allmand, La guerra dei Cent’anni (cit. in Bibliografia e in Appendice), per una
  ricostruzione completa degli eventi storici, forniamo alcune informazioni al lettore per orientarlo
  nella fitta trama di eventi che caratterizza l’inizio dell’Enrico VI. Il trattato di Troyes, firmato nel
  maggio del 1420 da Enrico V d’Inghilterra e da Filippo di Borgogna, a spese di Carlo VI di Francia,
  gravemente malato, attribuiva a Enrico V la reggenza del trono di Francia e la successione alla
  corona. L’accordo venne rafforzato dal matrimonio tra Enrico e Caterina, figlia di Carlo VI,
  celebrato il 20 luglio 1420 nella cattedrale di Troyes. Un altro Carlo, il Delfino, terzo figlio del re di
  Francia, veniva di fatto diseredato. Attorno a lui e alla sua corte di Bourges, si sarebbero stretti i
  nobili ostili a una soluzione politica che, pur tenendo formalmente distinti i regni d’Inghilterra e di
  Francia, dava a un unico sovrano il controllo di entrambi. Si chiudeva così, in modo
  apparentemente definitivo, la prima parte della Guerra dei Cent’Anni, iniziata nel 1337 in seguito
  alle rivendicazioni dei monarchi inglesi sulla Francia, e segnata dalla vittoria di Enrico V sul campo
  di battaglia di Agincourt (1415), rievocata da Shakespeare in un dramma successivo (Henry V,
  1599). Nel giro di un paio d’anni, gli equilibri politico-militari raggiunti a Troyes erano tutti messi in
  discussione. Dopo aver assediato per sette mesi la città-fortezza di Meaux, Enrico V morì a
  Vincennes, alle porte di Parigi, il 31 agosto 1422. Il figlio, di soli nove mesi, sarebbe diventato
  anche re di Francia con la morte di Carlo VI, avvenuta a Parigi il 22 ottobre dello stesso anno.
  Intanto, il corpo imbalsamato di Enrico V veniva portato da Vincennes fino a Londra, perché il
  funerale venisse solennemente celebrato, il 22 settembre 1422, nell’Abbazia di Westminster. Su
  questa scena di lutto si apre l’Enrico VI shakespeariano.

2 I, i, 1 Durante la rappresentazione d’una tragedia, il palcoscenico elisabettiano era ricoperto di
  drappi neri. Dipinta di nero era anche la tettoia («il nostro cielo») soprastante il palcoscenico. I
  personaggi prendono la parola in ordine gerarchico. Bedford è il fratello più anziano del re
  defunto. Dopo di lui tocca a Gloucester, il fratello più giovane di Enrico V.

3 I, i, 2-5 Il riferimento apocalittico alle comete è ricorrente nella cultura elisabettiana e il giovane
  Shakespeare poteva trovarne efficaci esempi nel Tamburlaine di Christopher Marlowe (ca 1587).

4 I, i, 11 Enrico V aveva tutta la ferocia, ma anche il coraggio e la violenza bellica, del drago, il
  tradizionale nemico di San Giorgio, il santo patrono d’Inghilterra, partecipe della natura guerresca
  del protagonista. Secondo Michael Manheim (The Weak King Dilemma in Shakespeare,
  Syracuse, 1973), Humphrey Duca di Gloucester, che commemora il valore del fratello con
  genuina commozione, è la figura più idealizzata dell’opera, un umanista cristiano ante litteram
  (impotente, aggiungiamo noi, di fronte all’ira del drago, cioè all’irrazionalità dilagante nel regno).

5 I, i, 25-27 Gli interrogativi di Exeter contengono il primo accenno alle presunte arti magiche dei
  Francesi, che poi si materializzeranno nella figura della Pulzella. Anche in seguito (ad esempio alla
  fine di VI, i), Exeter si farà portavoce di una visione della storia umana attraversata da profezie,
  portenti, presagi sovrannaturali.

6 I, i, 31 «Signore degli eserciti» è espressione biblica, come «Re dei re». Winchester paragona il
  defunto sovrano a Davide, secondo re di Israele, che, scudiero di Saul, affrontò il gigante filisteo
  Golia atterrandolo con un colpo di fionda. Uno studio accurato delle influenze bibliche sui drammi
  storici di Shakespeare si trova in Naseeb Shaheen, Biblical References in Shakespeare’s History
  Plays, Newark (Del.), 1989. Lo Shaheen mette in risalto l’uso della cosiddetta Geneva Bible
   298   299   300   301   302   303   304   305   306   307   308