Page 18 - Shakespeare - Vol. 1
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aristotelici (XXXI, 1) e nella Satira II, 3 di Orazio. Questa incomprensione
della tragicità la Poetica e le sue appendici, come l’Ars poetica di Orazio,
l’hanno portata sempre con sé attraverso la storia: dovunque appaia la
Poetica coi commenti dei suoi cultori, là scompare la tragedia. Essa porta
con sé quella sopraffazione del lògos, incurante dell’empiria, che già vi
notava Bacone, e che è stata denunciata da Heidegger e da Colli. Essa
sottrae alla tragedia la colpa, il destino, l’ironia, la dimensione divina.
Aristotele aveva un’idea evemeristica del mito e riteneva il pantheon greco
un utile strumento di governo: la tragedia è ridotta alla formalizzazione
razionalistica, verosimile, naturalistica e sensazionale di un’esperienza di
umana sventura, presentata come un exemplum a fini etici e terapeutici, e
in conclusione qualcosa di più vicino al dramma neoclassico e borghese che
alla tragedia greca. La quale, dice Jaspers, è uccisa dalla filosofia e dalla
religione. Quel trattatello è un blocco che impedisce l’identificazione di una
“lunga durata” culturale e della profonda philìa nel segno del tragico fra i
tragici greci e Shakespeare o Racine.
La trasmissione del modello e la rinascita della tragedia
Tuttavia, se la tragedia greca si era eclissata, il senso del tragico s’iscrisse
nella lunga durata della storia culturale e negli strati profondi della
coscienza europea, per riemergere non appena glielo permettesse una
nuova congiuntura favorevole. La commedia, strutturalmente affine alla
tragedia ma libera dall’ipoteca della Poetica, poté, una volta tramontati il
totalitarismo e la condanna medievali, rinascere in varie nazioni
indipendentemente. Ma la tragedia in Europa ebbe a fare i conti non solo
con la religione, ma con la poetica umanistica. Solo in Inghilterra, nella
sottocultura dei teatri, trovò la possibilità di riemergere.
Questa riemersione si potrebbe studiare applicando ai fatti culturali e
artistici i parametri della storia globale del Braudel. Si potrebbe studiare la
preparazione di quella rinascita al livello événementiel (storia socio-
economica e politico-culturale di Londra, industria teatrale ecc., e qui certo
gli studi non mancano), al livello congiunturale (temperie intellettuale e
spirituale della seconda metà del secolo XVI, confluenza di tradizioni
medievali e classiche, un campo molto sondato) e infine ai livelli più
profondi, della lunga durata di idee e modelli nella historia major
attraverso la mediazione medievale, e della continuità ininterrotta tra il
mondo antico e il moderno. Per il livello congiunturale, i testi greci erano
conosciuti da studiosi e scrittori colti elisabettiani, studiati nelle scuole,
tradotti e adattati sulle scene, e mediati dal successo delle “tragedie”
senechiane. Soprattutto, dice il Sewall, il fatto che i greci avessero ordinato
e presentato l’esperienza umana in così potenti forme tragiche non poteva