Page 139 - Shakespeare - Vol. 1
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Capitani, vi manda a chiamare Talbot l’inglese,
che serve in armi Enrico d’Inghilterra,
e così vi impone: aprite le porte cittadine,
sottomettetevi a noi, chiamate vostro
il mio sovrano e rendetegli omaggio
come sudditi obbedienti; io ritirerò
me stesso e il mio esercito cruento.
Ma se v’infischiate delle mie profferte di pace,
attizzate la furia dei miei tre seguaci,
la scarna carestia, l’acciaio squartatore,
il fuoco guizzante: essi, in un momento,
raderanno al suolo le vostre torri
maestose e svettanti, se rifiutate
l’offerta della loro indulgenza.
GENERALE
Tu, lugubre e pauroso gufo annunciatore
di morte, terrore della nostra nazione,
suo cruento flagello, la conclusione
della tua tirannia s’avvicina. Tu non puoi
giungere fino a noi, se non con la tua morte;
poiché io dichiaro che noi siamo ben protetti
dalle mura, e abbiamo forze a sufficienza
da uscirne fuori per dare battaglia.
Se ti ritiri, il Delfino, ben attrezzato,
è pronto a intrappolarti nei laccioli. 121
Gli squadroni sono schierati da ogni parte
a ostacolarti ogni possibilità di fuga.
Ovunque ti volti a cercare aiuto,
solo la morte t’attende, per spartire
la preda, e la pallida Distruzione
si para davanti alla tua faccia.
Diecimila Francesi hanno fatto giuramento,
con la comunione, di scaricare
i cannoni micidiali solo su Talbot l’inglese,
fra tutte le anime cristiane.
Ecco, tu te ne stai palpitante di coraggio,
con uno spirito indomito invincibile.
Questo è l’ultimo omaggio alla tua gloria
che io ti devo, da nemico. Infatti,
prima che la clessidra, che da adesso