Page 132 - Shakespeare - Vol. 1
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[Gliela strappa.]
Ora l’ho fatto, perché indegnamente
tu fosti ammesso a quell’alto grado. -
Perdono, Re Enrico, e tutti gli altri:
questo cialtrone, alla battaglia di Patay,
quando disponevo appena di seimila uomini,
ed i Francesi combattevano dieci contro uno,
prima dello scontro, prima che un sol colpo
fosse inferto, fuggì, proprio un fidato scudiero.
In quell’assalto ne perdemmo milleduecento,
io stesso e con me parecchi gentiluomini
fummo là sopraffatti e presi prigionieri.
Giudicate, allora, grandi lord,
se ho esagerato o se simili vigliacchi
dovrebbero indossare questa onorificenza
cavalleresca. Dite sì o no!
GLOUCEST ER
A dire il vero, quell’azione fu infame,
tale da screditare un normale cittadino,
molto di più un cavaliere, un capitano, un capo.
T ALBOT
Signori, quando in origine l’ordine
fu fondato, i Cavalieri della Giarrettiera
erano di nascita nobile, valorosi e virtuosi,
pieni di superbo coraggio, promossi
per i meriti militari. Non timorosi della morte,
né sprezzanti del rischio; sempre risoluti
di fronte ai pericoli più estremi.
Dunque colui che non possiede tali qualità
usurpa il sacro nome di cavaliere,
profanando quest’ordine così onorato,
e dovrebbe, se io fossi degno di far da giudice,
essere degradato, alla stregua d’un bifolco
nato ai bordi della strada, tanto sfacciato
da vantarsi d’aver sangue nobile.
RE ENRICO
Sei un’onta per i tuoi compatrioti;
ecco il tuo destino! Sloggia; tu che fosti cavaliere,