Page 76 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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CAPITOLO XVII









     Cosa  si  doveva  fare  di  quella  caotica  compenetrazione  caratterizzante  lo  stato  originario,
     anteriore a ogni movimento, affinché da essa, senza alcun aggiunta di nuove sostanze e forze,

     potesse scaturire il mondo presente con il corso regolare delle stelle, con i periodi del giorno e
     dell’anno  scanditi  da  leggi,  con  la  molteplice  bellezza  e  ordine,  in  breve:  affinché  dal  caos
     scaturisse  un  cosmo?  Ciò  poteva  essere  soltanto  conseguenza  del  movimento,  ma  di  un
     movimento preciso e saggiamente orientato. Questo movimento stesso è strumento del nous: il

     suo scopo sarebbe la completa espulsione del simile, scopo che finora non è stato raggiunto
     perché  il  disordine  e  la  mescolanza  iniziali  erano  infiniti.  Il  tendere  a  questo  scopo  è  un
     processo immane, non si può conseguirlo tutt’a un tratto, con un colpo di bacchetta magica, al
     modo  della  mitologia.  Quando  un  giorno,  in  un  punto  del  tempo  infinitamente  lontano,  verrà

     raggiunto uno stato in cui tutto ciò che ha la medesima natura sarà raccolto insieme e le esistenze
     originarie,  indivise,  staranno  disposte  l’una  accanto  all’altra  in  bell’ordine,  quando  ogni
     particella avrà trovato le sue compagne e la sua patria, quando la grande pace subentrerà alla
     dispersione e alla scissione delle sostanze e non ci sarà più nulla di disperso e di scisso, quel

     giorno il nous tornerà nuovamente nel suo automovimento e non vagherà più per il mondo come
     spirito delle piante o spirito animale, diviso in parti ora più grandi, ora più piccole, né abiterà
     più altre materie. Per il momento questo compito non è ancora stato portato a termine: ma il tipo
     di movimento che il nous ha escogitato per liberarsi dimostra un mirabile finalismo, perché con

     esso  ci  si  avvicina  ogni  attimo  di  più  allo  scopo.  Tale  movimento  possiede  infatti  carattere
     circolare e si propaga in modo concentrico: esso ha avuto origine in un qualche punto della
     caotica mescolanza sottoforma di una piccola rotazione e, come movimento circolare, percorre
     ora tutto l’essere presente, in traiettorie sempre più ampie, spingendo ovunque il simile verso il

     simile.  Come  primo  effetto,  questa  rotazione  porta  tutto  il  denso  accanto  al  denso,  tutto  il
     rarefatto accanto al rarefatto e, parimenti, tutto l’oscuro, il chiaro, l’umido e l’asciutto accanto
     ai loro rispettivi simili. Oltre a queste categorie generali ce ne sono due ancora più ampie, vale
     a dire: l’etere, che designa tutto ciò che è caldo, luminoso, rarefatto; e l’aria, che designa invece

     tutto ciò che è oscuro, freddo, pesante e solido. Mediante la separazione della massa eterea da
     quella aerea si costituisce poi, come ulteriore effetto di quella rotazione espandentesi in circoli
     sempre più ampi, qualcosa di simile al vortice che può essere creato nell’acqua stagnante, dove
     le  parti  pesanti  vengono  portate  al  centro  e  compresse.  Allo  stesso  modo,  quel  progressivo

     vortice  marino  che  si  forma  nel  caos  è  costituito  all’esterno  dalle  parti  eteree,  rarefatte  e
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