Page 81 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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ha luogo, ossia sul fine razionale di esso. Se infatti il nous, attraverso il movimento, avesse
dovuto realizzare uno scopo necessario secondo la propria essenza, non sarebbe allora più
spettato al suo arbitrio dare inizio al movimento in un momento qualsiasi. Inoltre, in quanto
eterno, il nous avrebbe dovuto essere determinato da questo scopo sin dall’eternità e, in questo
caso, non ci sarebbe potuto essere alcun istante temporale nel quale il movimento ancora
mancava. Sarebbe stato anzi proibito dalla logica ipotizzare un punto d’inizio del movimento:
ragion per cui la rappresentazione del caos originario, fondamento dell’intera interpretazione
del mondo fornita da Anassagora, da un punto di vista logico sarebbe stata a sua volta altrettanto
impossibile. Per sfuggire a tali difficoltà, create dalla teologia, Anassagora dovette sempre
sottolineare e dichiarare con la massima forza che lo spirito è arbitrario: tutti i suoi atti,
compreso quello del movimento originario, sono atti di «volontà libera», mentre al contrario
tutto il resto del mondo si forma, dopo quel momento originario, in modo rigidamente
determinato e cioè determinato meccanicamente. Ma quella volontà assolutamente libera può
essere pensata unicamente come priva di scopi, all’incirca al modo del gioco dei bambini o
dell’artistico istinto di gioco. È un errore aspettarsi da Anassagora l’abituale confusione del
teologo che, guardando con meraviglia la straordinaria conformità a fini, la concordanza delle
parti con l’intero, soprattutto nell’ambito dell’organico, presuppone che ciò che esiste per
l’intelletto sia anche stato introdotto da esso, e che ciò che l’intelletto realizza unicamente sotto
la direzione del concetto di fine, anche la natura debba averlo realizzato mediante la riflessione
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e il concetto di fine . Al contrario, pensati alla maniera di Anassagora, l’ordine e il finalismo
delle cose sono soltanto il diretto risultato di un movimento cieco e meccanico; e unicamente
per poter introdurre questo movimento, per poter evadere una buona volta dalla quiete mortale
del caos, Anassagora accettò che il nous fosse arbitrario e dipendente unicamente da sé. In esso
Anassagora apprezzava appunto la qualità di poter agire arbitrariamente, dunque in modo
incondizionato, senza essere determinato da nulla, né guidato da cause o fini.