Page 78 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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CAPITOLO XVIII









     Ora, perfino presupponendo che quella mescolanza originaria sia stata correttamente dedotta,
     alcune considerazioni di natura meccanica sembrano però subito opporsi al grande disegno di

     costruzione del mondo. Difatti, anche se lo spirito suscita un movimento circolare in un certo
     luogo,  la  prosecuzione  dello  stesso  è  tuttavia  ancora  assai  difficile  da  rappresentare,
     specialmente considerato il fatto che esso dovrebbe essere infinito e muovere progressivamente
     tutte  le  masse  esistenti.  Sin  dal  principio  si  potrebbe  presumere  che  la  pressione  di  tutta  la

     restante materia debba schiacciare questo piccolo movimento circolare appena sorto; il fatto che
     ciò  non  accada  presuppone,  da  parte  del  nous  che  suscita  tale  movimento,  il  farlo  iniziare
     all’improvviso e con una forza spaventosa, in ogni caso tanto velocemente da dover chiamare
     tale movimento ’vortice’, come il vortice che immaginò anche Democrito. E dato che questo

     vortice deve essere infinitamente potente per non venire inibito da tutto il mondo dell’infinito
     che grava su di lui, allora dovrà essere infinitamente veloce, perché la potenza può manifestarsi
     originariamente  soltanto  nella  velocità.  Al  contrario,  quanto  più  ampi  sono  gli  anelli
     concentrici,  tanto  più  lento  sarà  questo  movimento.  Se  un  giorno  il  movimento  riuscisse  a

     raggiungere il termine del mondo infinitamente dispiegato, allora esso dovrebbe avere ormai
     una  velocità  di  rotazione  infinitamente  bassa.  Viceversa,  se  pensiamo  il  movimento  come
     infinitamente  forte,  il  che  significa  come  infinitamente  veloce,  se  lo  pensiamo  cioè  nel  suo
     primissimo insorgere, allora anche il cerchio iniziale deve essere stato infinitamente piccolo:

     come inizio otteniamo dunque un punto ruotante su se stesso dotato di un contenuto materiale
     infinitamente  piccolo.  Ma  esso  non  spiegherebbe  affatto  l’ulteriore  movimento:  si  potrebbe
     persino immaginare tutti i punti della massa originaria turbinanti su se stessi e, pur tuttavia, la
     massa  nel  complesso  rimarrebbe  immobile  e  indivisa.  Al  contrario,  nel  caso  in  cui

     quell’infinitamente piccolo punto materiale, toccato e mosso dal nous, non venisse fatto girare
     su  se  stesso,  bensì  descrivesse  una  circonferenza  più  ampia,  a  suo  piacere,  ciò  sarebbe  già
     sufficiente per urtare altri punti materiali, muoverli, scagliarli, farli rimbalzare e così suscitare
     pian piano un tumulto di punti che si muovono e si afferrano reciprocamente; tumulto nel quale,

     come  risultato  più  immediato,  si  deve  essere  prodotta  la  separazione  della  massa  aerea  da
     quella eterica. Come l’insorgere del movimento stesso è un atto arbitrario del nous, altrettanto
     arbitrario è il tipo di questo movimento, in quanto il primo movimento descrive un cerchio il cui
     raggio è scelto, a piacere, di una misura superiore a un punto.
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