Page 86 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sua esperienza di guerra, sul campo, era durata tre gior-
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                   ni.  Come  all’epoca  del  servizio  militare,  anche  questa          che il proprio successore a quella di filologia nell’amico
                   volta  la  malattia  era  intervenuta  per  toglierlo  da  una         zato alla filologia, ma che lui si sentiva da sempre por-
                   avventura per cui non era tagliato. Non che il coraggio                tato per la filosofia. Attribuiva anche i suoi disturbi e la
                   fisico gli mancasse proprio del tutto. Di fronte ai peri-              sua stanchezza a questa “fourchette” fra il lavoro di fi-
                   coli naturali, le rarissime volte che gli toccò di affrontar-          lologo e la sua vera vocazione. Se i professori di Basilea,
                   li, dimostrava se non audacia una certa imperturbabilità.              da lui sempre sbertucciati, non fossero stati quelle brave
                   Ma degli uomini, della loro fisicità, della loro aggressi-             persone che erano, una lettera di tale sprovvedutezza e
                   vità, aveva un autentico terrore. Inoltre aveva uno sto-               improntitudine  gli  sarebbe  costata  la  cattedra.  Vischer
                   maco troppo delicato ed era troppo sensibile per regge-                fece finta di non averla ricevuta. E poiché il professore
                   re una faccenda come la guerra. Cosima aveva predetto                  si diceva stanco ed esaurito gli concesse qualche mese di
                   anche  questo.  Gli  aveva  scritto:  «Lei  non  è  fatto  per         vacanza senza togliergli un franco dallo stipendio.
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                   assistere a simili scene di orrore» .                                    Nietzsche non aveva alcun requisito per candidarsi a
                      Dopo  aver  passato  la  convalescenza  a  Naumburg  e              una cattedra di filosofia. Come filosofo era un dilettante.
                   aver  rinunciato  a  tornare  sul  teatro  di  una  guerra  che        Conosceva  benissimo,  ovviamente,  i  filosofi  greci  e  in
                   stava rapidamente finendo (Parigi capitolò il 28 gennaio               particolare  i  presocratici,  cui  andava  il  suo  interesse
                   del  1871),  Nietzsche  rientrò  a  Basilea  verso  la  fine  di       (mentre Socrate, avendo fatto prevalere la ragione sul-
                   ottobre  per  riprendere  le  lezioni.  Poco  tempo  dopo              l’istinto, era un “corruttore”), poi c’era un salto di quasi
                   cominciò  ad  accusare  gravi  insonnie,  gastriti,  disturbi          duemila anni fino ai tempi suoi. Ma anche dei contem-
                   emorroidali.  Ma,  soprattutto,  si  sentiva  debole,  fiacco,         poranei conosceva di prima mano solo Schopenhauer e
                   spossato. Attribuiva questi malesseri al fatto di doversi              Fuerbach, di Kant aveva letto La critica del giudizio, per
                   occupare di una materia di cui, in realtà, non gli impor-              il  resto  della  sua  opera  si  era  affidato  al  manuale  di
                   tava nulla. Scrive a Rohde favoleggiando di creare una                 Kuno Fischer, di Hegel aveva sfogliato qualcosa. Per un
                   nuova  Accademia  greca  dove,  lontani  dai  rumori  del              formidabile  assimilatore  e  assemblatore  come  lui  era
                   mondo, i due amici si ritroveranno, insieme a pochi altri              quanto bastava per diventare uno dei più grandi, forse
                   eletti, per discutere liberamente di tutto. Sta già rispar-            il  più  grande,  certo  il  più  originale,  filosofo  dell’Otto-
                   miando  i  soldi  per  una  eventualità  del  genere.  Pochi           cento, ma non per fare il professore di filosofia.
                   mesi  dopo  dirà,  ancora  a  Rohde:  «Vivo,  rispetto  alla             Fallito il tentativo, Nietzsche partì con la sorella per
                   filologia,  in  una  estraniazione  insolente...  Un  po’  alla        una vacanza nel Nord Italia che non gli piacque, per cui
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                   volta mi sto trasformando in un filosofo» .                            si rifugiò a Lugano. Qui lavorò intensamente a un’opera
                      D’improvviso, con uno degli atti tipici suoi che dimo-              che aveva in mente da tempo e di cui, prima di partire
                   strano una scarsissima conoscenza degli usi di mondo,                  per la guerra e durante le vacanze di Natale passate dai
                   decide  di  scrivere  a  Wilhelm  Vischer,  gran  capo  del-           Wagner, aveva steso alcuni lavori preparatori. Alla base
                   l’Università  di  Basilea  e  suo  mentore,  una  lettera  per         c’erano due conferenze che aveva tenuto nei primi mesi
                   certi versi inaudita: si proponeva infatti per la cattedra             del 1870: Il dramma musicale greco e Socrate e la trage-
                   di filosofia, che si era appena liberata per il trasferimen-           dia. Intitolata La nascita della tragedia dallo spirito della
                   to del professor Teichmüller, e, non pago, indicava an-                musica, e ripubblicata agli inizi del 1872, sarebbe stata




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