Page 85 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
P. 85
ambiente. Il mondo accademico tedesco di metà Otto-
siderato un intralcio, piuttosto che un aiuto... il suo
cento, per non parlare delle facoltà di filologia, dove si aveva scritto: «Un dilettante non è ben visto, ma è con-
46
consideravano i Greci dei contemporanei, viveva lonta- è un gesto inutile» . Ma ormai il dado era tratto.
nissimo dalla realtà. Dopo dieci giorni a Erlangen Nietzsche, con le inse-
L’annuncio della guerra fece un’impressione terribile gne di “diacono da campo”, fu spedito, con un compa-
a Nietzsche. Definisce la guerra «il demone più spaven- gno, il pittore Adolf Mosengel, verso il fronte. Ma, per
toso» e geme: «Chissà mai quali esperienze ci attendo- le difficoltà dei trasporti, i due, che comunque si davano
42
no!... Potremmo essere già all’inizio della fine!» . La da fare assistendo occasionalmente qualche ferito nelle
prima tentazione, mentre tutta la gioventù prussiana retrovie, ci misero altri dieci giorni per raggiungere la
correva alle armi, fu di imboscarsi. Scrive a Rohde che zona di guerra, presso Metz. Vi arrivarono proprio il
in una situazione del genere «ci sarà di nuovo bisogno giorno, il 2 settembre, in cui i tedeschi catturarono il
43
di conventi. E noi saremo i primi fratres» e per buona generale Mac Mahon e nientemeno che Napoleone e
44
misura e prudenza si firma «il fedele svizzero» . Quindi la guerra era già bell’e decisa. Nel frattempo Nietzsche
parte con la sorella per una vacanza in montagna. Que- più che curar feriti aveva scritto lettere a tutti quelli che
sto atteggiamento non piacque per nulla all’ipernaziona- conosceva. Non riusciva a dissimulare l’orgoglio di es-
lista Cosima, che pur aveva a Parigi molti amici. Nei serci, lui, lo studioso, il posapiano, mentre altri si erano
47
suoi diari annota acidamente: «Il professor Nietzsche – dati. Scriveva: «Aspetto tutti i miei amici sul campo» e
a quanto pare – per sfuggire ai francesi e ai tedeschi se campo era scritto in corsivo e sottolineato. Non rinunciò
45
n’è andato a fare una gita sulle Axenstein» . Per quasi a rivolgere un vago rimprovero persino al carissimo
un mese bighellonò sui monti trovando anche il tempo amico Rohde che si trovava lontano, in Italia.
di fare una puntata a Tribschen, dai Wagner. Ma alla Una volta a Metz fece in tempo ad assistere una tra-
fine capì che non era decente che un giovane prussiano dotta militare, trasformata in ospedale viaggiante, zeppa
di venticinque anni se ne stesse acquattato all’Università di feriti, che ripiegava nelle retrovie, a Karlsruhe. Il viag-
di Basilea con la scusa che era ormai “svizzero” e chiese gio durò due giorni. Da Karlsruhe proseguì per Erlan-
al Collegio accademico una licenza per andare a com- gen per fare rapporto. Ma quando vi giunse era in preda
battere. L’Università di Basilea, sempre molto compren- a un violento attacco di dissenteria e fu messo subito a
siva, gliela concesse, ma per riguardo alla secolare e letto. Nietzsche disse e scrisse che il medico gli aveva
mitica neutralità svizzera pretese che il suo impiego fos- diagnosticato anche la difterite, ma è molto improbabile
se limitato ai servizi sanitari. Era una foglia di fico, per- che ne fosse affetto perché dopo una settimana era già
ché se Nietzsche avesse voluto battersi nessuno avrebbe guarito. Quando anni prima a Naumburg era scoppiata
potuto controllarlo una volta uscito dai confini della un’epidemia di colera, e lui se l’era prudentemente filata
Confederazione. Lui però accettò di buon grado la limi- nella più riparata Pobles, nella casa dei nonni, si era
tazione e partì per Erlangen dove venne rapidamente e inventato di essersi beccato la terribile malattia per ben
sommariamente addestrato come infermiere. Cosima, due volte. Era un cacciaballe inveterato, per infantili-
all’ultimo momento, aveva cercato di dissuaderlo. Ri- smo, per farsi bello, più che per malizia.
pensandoci, aveva capito che uno come Nietzsche in un Adesso al suo capezzale, per assisterlo, doveva starci
teatro di guerra era più d’impaccio che d’aiuto e gli Mosengel, innocuizzato. Cosima aveva visto giusto. La
92 93
0040.testo.indd 93 30-11-2009 12:13:36