Page 343 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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                   gra, ma può anche farsi sinistra» . Per calmarlo e fargli
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                   fare  quel  che  si  voleva  bastava  però,  almeno  di  solito,       Overbeck,  «si  lasciava  deviare  subito  e  si  arrendeva  a
                   dargli un po’ di biscotti.                                             strava  nemmeno  una  traccia  della  riottosità  messa  in
                      Un giorno andarono a mangiare tutti e tre, Franziska,               mostra a Torino. Anche con me si mostrava docile come
                   Nietzsche e Gast, allo Stern. C’era un pianoforte e Gast               un bambino... Il suo comportamento in genere mi dava
                   si  mise  a  suonare  mentre  Nietzsche  ascoltava  beato  e           a vedere il tratto fondamentale di una “tranquillità” che
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                   completamente assorbito. Volle provare anche lui e suo-                giungeva alla depressione o al torpore» . L’ultima sera
                   nò, a detta di Gast, meravigliosamente bene, senza erro-               Overbeck lo riaccompagnò al manicomio con una certa
                   ri,  attento  e  concentrato,  consapevole  di  ciò  che  stava        apprensione,  ricordando  quanto  l’aveva  fatto  penare
                   suonando e di come lo stava suonando.                                  l’anno prima per metterlo sul treno. Ma Nietzsche que-
                      Un giorno che, verso sera, Gast lo aveva riaccompa-                 sta  volta  non  fece  difficoltà  e  si  lasciò  condurre  docil-
                   gnato  al  manicomio,  Nietzsche,  prima  di  entrare,  gli            mente nel reparto. Si sarebbero rivisti solo cinque anni
                   disse:  «Non  posso  ritornare  lassù,  in  quella  casa  di           dopo, nel 1895, ma a quell’epoca Nietzsche non era più
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                   matti» .  Gast  se  ne  andò  da  Jena  con  la  convinzione           in grado di riconoscerlo.
                   che  la  malattia  consistesse  semplicemente  in  un’accen-             Intanto il 16 febbraio Franziska si era trasferita a Jena
                   tuazione di certi tratti, che lui definiva “umoristici”, che           affittando una casa al 12 della Kollegienstrasse. Voleva
                   Nietzsche aveva sempre avuto e che potesse guarire.                    tirar fuori il suo Fritz dal manicomio e farlo vivere lì a
                      Partito Gast arrivò Overbeck, per tre giorni, dal 23 al             Jena,  con  lei,  sotto  la  supervisione  dei  medici  curanti.
                   25 febbraio, e le sue impressioni furono meno ottimisti-               Più tardi se lo sarebbe riportato a Naumburg. Questo il
                   che. Notò ovviamente che gli stati di furore erano quasi               suo piano.
                   cessati, ma vide anche che Nietzsche era molto più ot-                   Non era soddisfatta della terapia di Binswanger, no-
                   tuso di quello, pur atroce, di Torino. Nietzsche lo salutò             nostante l’evidente miglioramento. Anzi proprio i pro-
                   come  se  nulla  fosse  stato,  come  se  le  scene  di  Torino        gressi del figlio, o quelli che a lei parevano tali, le ren-
                   non fossero mai avvenute né, in quei giorni, ne accennò                devano difficile mandar giù la diagnosi infausta e senza
                   mai.  I  due  fecero  lunghe  passeggiate  andando  anche              speranza dei medici. Era convinta che con lei, con le sue
                   fuori città e fermandosi a mangiare in qualche trattoria               cure e con l’aiuto di Dio, il suo Fritz sarebbe guarito.
                   fuori porta. Chiunque li avesse visti, osserva Overbeck,                 Non era nemmeno contenta del trattamento riservato
                   non avrebbe notato nulla di strano, li avrebbe presi per               al suo “bambino”, come aveva preso a chiamarlo. L’ave-
                   due signori di mezz’età che chiacchieravano amabilmen-                 va  sconvolta  quello  che  aveva  sentito  dire  da  Gast:
                   te, salvo che Nietzsche quando un cane o una persona                   «Nell’istituto di Binswanger viene trattato come un pro-
                   gli comparivano davanti d’improvviso li prendeva a ba-                 fessore  decaduto,  incialtronito  e  ammattito  in  Italia.
                   stonate. Parlarono molto di Wagner, della persona non                  Anzi non come un professore, bensì come un prigionie-
                   della musica, di altri amici comuni e della possibilità che            ro,  un  galeotto,  un  trattamento  che  manderebbe  in
                   Nietzsche  riprendesse  il  suo  lavoro  all’Università  di            malora un uomo della sensibilità di Nietzsche anche se
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                   Basilea. Su questo il malato, con una certa sorpresa di                già non fosse malato per conto suo» . Di vero c’era che
                   Overbeck, insisteva molto perché pensava di essere vici-               Binswanger non aveva assolutamente idea di chi avesse
                   no alla guarigione. «Il corso dei suoi pensieri» ricorda               in cura. Ovviamente non poteva prevedere l’importanza




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