Page 340 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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nella sala comune, parlando da solo e tenendo in mano
suno di toglierglielo. Però quella volta, nell’Auditorio
un biglietto da visita col suo nome, “professor Friedrich teneva in testa da mane a sera non permettendo a nes-
Nietzsche”, che ripete come una litania, completamente con la madre, quando lei gli disse scherzosamente:
indifferente a tutto ciò che gli sta intorno. Però quando «Vecchio Fritz, tu sei un bel ladruncolo», lui rispose a
vede un infermiere o un medico si alza precipitosamente tono: «Ora ho qualcosa da fare quando striscerò nella
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e va loro incontro per abbracciarli e quelli devono difen- mia caverna» .
dersi dalle sue effusioni. Qualche volta legge un giornale In realtà non era più in grado di scrivere nulla di
ma dopo cinque minuti lo accartoccia e lo straccia. Il sensato. Quando qualche tempo dopo la madre insistet-
solo interesse del Nietzsche di una volta che sembra te perché mandasse un messaggio alla sorella, scrisse
rimasto intatto è la musica. Purtroppo nel manicomio se con una grafia confusissima: «Mia cara bestiolina salta-
ne fa pochissima, ma quando un altro alienato, detto “il trice, cosiddetto Lama, ranocchio! Hanno appena suo-
barone”, suona la sua cetra lui lo ascolta estasiato per nato le campane della Riforma, dinanzi a me la chiesa
parecchi minuti, poi preso dall’entusiasmo si alza e si della mia guarnigione, mammina mi ha appena rifocilla-
mette a ballare «una danza senza fine, finché il caposala to col Trubli. Gli ultimi tempi difficili da caratterizzare!
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non lo porta via per farlo calmare» . Prende anche Ci sono decine di cose improbabili, devi uscirne con
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molto volentieri, come sempre, i bagni, tanto che quan- pochi danni!» . Poi il biglietto diventa indecifrabile. In
do sparisce dalla circolazione, cosa che accade spesso, un’altra lettera alla sorella si firmò, lucidamente, «il paz-
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basta cercarlo lì per essere sicuri di pescarlo. zo» .
La madre poté andare a trovarlo per la prima volta La madre trovò comunque che il suo aspetto era ot-
solo il 29 luglio, quasi sette mesi dopo il ricovero. L’ini- timo, quasi incredibile con tutto quello che aveva passa-
zio fu poco incoraggiante. A madre e figlio era stato to e qualche tempo dopo scrisse a Overbeck: «Il mio
concesso di incontrarsi nell’Auditorio perché la sala dei caro Fritz oggi ha un aspetto immutato, come aveva nei
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colloqui era troppo affollata e la confusione innervosiva suoi giorni più sani» . Fu autorizzata ad andarlo a tro-
terribilmente il malato. Mostrando l’Auditorio alla ma- vare più spesso e lei, sottoponendosi a viaggi spossanti,
dre disse: «Sala stupenda, vedi, qui tengo le mie confe- cominciò a fare la spola fra Naumburg e Jena, ospite dei
renze davanti a uno scelto pubblico. Mi sono state fatte vecchi amici Gelzer. Le fu permesso di portare il figlio
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anche ottime offerte da Lipsia» . Fu felicissimo di rive- anche fuori dalla clinica a fare qualche passeggiatina,
dere la madre cui chiese anche notizie della sorella. rimanendo però sull’enorme piazzale antistante. Piano
Quindi afferrò una matita e prese a scrivere su una vec- piano però si allargarono svicolando anche nelle strade
chia busta che lei gli porgeva. Alla fine intascò la matita, circostanti. Passeggiare faceva bene al malato, era sem-
altre che erano in giro, risme di carta e non volle asso- pre stata una sua passione, e Nietzsche sembrò miglio-
lutamente restituirle. Gli era venuta la mania di rubare rare. Facevano anche lunghe chiacchierate, abbastanza
cose di modestissimo o nessun valore. Le sue tasche coerenti, parlando per lo più di cose di famiglia e di
erano diventate come quelle di Tom Sawyer. La sera episodi del lontano passato, di Pforta, dei vecchi profes-
quando lo perquisivano gli trovavano di tutto: pezzi di sori, anche se Franziska, che nella sua ansia di veder
carta, stracci, pettini, saponi, sassi. Era particolarmente guarito il figlio era disposta a enfatizzare qualsiasi suo
attratto da un berrettino in dotazione alla clinica che comportamento che potesse apparire normale, è costret-
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