Page 341 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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ta ad ammettere che «bisogna guidare la sua conversa-
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                   zione»  altrimenti si perde subito e salta di palo in fra-             medici  che  interferissero  con  la  sua  terapia  né  ebrei
                   sca. Le vicende del presente invece le rimuove oppure                  zato in casa di Franziska a Naumburg, voleva che lei gli
                   scantona. Ma un giorno, guardando l’imponente edificio                 cedesse  la  tutela  giuridica  del  figlio  e  la  pensione  di
                   del manicomio, disse improvvisamente: «Quando uscirò                   Basilea.  In  seguito  avrebbero  tolto  Nietzsche  dalla  cli-
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                   dal palazzo?» .                                                        nica  e  lo  avrebbero  portato  in  un  primo  tempo  a
                      In questo periodo fece irruzione nella vita di Nietz-               Naumburg  e  poi  a  Dresda,  dove  il  Langhben  abitava,
                   sche  e  di  sua  madre  un  certo  dottor  Julius  Langhben.          col supporto di tre o quattro infermieri di cui, a detta di
                   Era uno storico dell’arte che l’anno dopo con un libro                 Langhben,  c’era  assoluto  bisogno.  Le  spese  sarebbero
                   intitolato Rembrandt come educatore, chiara scimmiotta-                state  coperte  con  dei  fondi  raccolti  fra  gli  ammirato-
                   tura dello Schopenhauer come educatore, avrebbe ottenu-                ri  di  Nietzsche,  e  che  lui,  Langhben,  avrebbe  gestito.
                   to uno straordinario quanto effimero successo, perché si               Franziska, pur di coltivare quella speranza di guarigione
                   trattava di una polpetta indigeribile. Proclamandosi fer-              che Wille e Binswanger avevano negato, era disposta a
                   vente  ammiratore  di  Nietzsche  riuscì  ad  agganciare  la           concedere  tutto,  incoraggiata  anche  da  Gast  che  era
                   madre e le disse che possedeva la terapia infallibile per              arrivato a Jena un po’ per andare a trovare Nietzsche e
                   guarire  il  figlio.  Franziska,  che  non  voleva  sentirsi  dir      un po’ per vedere che tipo fosse questo Langhben, che
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                   altro, lo invitò a casa sua, a Naumburg, per saperne di                gli parve «un uomo straordinario» . Fu proprio Nietz-
                   più. Il miracoloso metodo di Langhben consisteva, più                  sche a smascherare l’impostore e a metterlo in fuga. Un
                   o  meno,  in  questo:  Nietzsche  si  era  ammalato  perché            pomeriggio, mentre quello gli esponeva le sue confusis-
                   aveva combattuto a morte il cristianesimo pur rimanen-                 sime  teorie,  gli  spaccò  davanti  al  muso  un  tavolo,  gli
                   do in fondo un cristiano o, quantomeno, un mistico, se                 mostrò  i  pugni  e  chiamò  in  aiuto  gli  infermieri.  Di
                   lo si fosse riconciliato con la religione dei suoi padri, sia          Langhben non si sentì più parlare.
                   pur,  magari,  interpretata  in  modo  innovativo,  la  schi-            Gast  si  fermò  a  Jena  quattro  settimane.  Erano  due
                   zofrenia sarebbe stata composta. Bisognava quindi dia-                 anni e tre mesi che non vedeva Nietzsche ed era la pri-
                   logare  con  lui  su  questi  temi.  Franziska  ottenne  da            ma  volta  che  lo  incontrava  dopo  il  collasso  di  Torino.
                   Binswanger che il Langhben potesse passare quattro ore                 Fisicamente lo trovò in ottima forma, per nulla diverso
                   al giorno, due al mattino e due al pomeriggio, col pa-                 dal Nietzsche di sempre. Il malato lo abbracciò, lo baciò
                   ziente passeggiando davanti al piazzale della clinica. Al              e volle stringergli più volte la mano. Tutti i giorni anda-
                   primo  incontro  partecipò  anche  lei.  I  due  parlarono  a          vano  a  passeggiare  insieme  in  città  perché  Binswanger
                   lungo di Venezia mentre la madre li ascoltava incantata                aveva tolto il divieto di allontanarsi dal manicomio. Gast
                   perché le pareva che il “suo Fritz” non dicesse «una sola              ammirò la memoria dell’amico, anche se notò che all’in-
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                   parola  fuori  posto» .  Alla  fine  della  conversazione              terno  di  un  quadro  di  ricordi  lucidissimi  inseriva  dei
                   Nietzsche disse a Langhben: «Penso che lei mi rimetterà                particolari completamente inventati. Ma nemmeno que-
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                   in salute» . L’esperimento andò avanti per un paio di                  sto, in fondo, era diverso dal “vecchio” Nietzsche, cac-
                   mesi.  Le  pretese  di  Langhben,  che  non  perdeva  occa-            ciaballe incallito. Lo colpì di più il fatto che l’amico si
                   sione  per  sputare  veleno  sul  manicomio  di  Jena  e  su           impuntasse  su  cose  di  nessun  conto.  Inoltre  c’erano
                   Binswanger, aumentavano: non voleva avere fra i piedi                  ancora accessi di collera e «la sua risata di solito è alle-




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