Page 41 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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organismi sani della vita, il prete, abusa del nome di Dio; a uno stato di cose di cui il prete

      stabilisce il valore di tutto, dà il nome di «regno di Dio»; chiama «volere divino» i mezzi in
      forza dei quali un tale assetto viene raggiunto o tenuto in piedi; misura con freddo cinismo i
      popoli,  le  epoche,  gli  individui  a  seconda  che  abbiano  giovato  o  si  siano  opposti  allo
      strapotere dei preti. Guardateli all'opera: nelle mani dei preti ebraici l'epoca grande  della
      storia d'Israele è divenuta un'età di decadenza; l'esilio, la lunga sventura si è mutata in una
      perpetua  punizione  per  quel  periodo  di  grandezza  -  un  periodo  in  cui  il  prete  era  ancora
      nulla... Delle possenti figure della storia d'Israele affermatesi come totalmente libere  hanno

      fatto, all'occorrenza, dei meschini leccapiedi bigotti o dei «senza Dio»; hanno semplificato la
      psicologia di ogni grande evento nella formula di idioti: «obbedienza o disobbedienza a Dio».
      - Un passo più in là: la «volontà di Dio» (vale a dire le condizioni per la conservazione del
      potere sacerdotale) deve essere conosciuta - a tale scopo si richiede una «rivelazione». In
      parole più chiare: è necessaria una grande falsificazione letteraria, viene scoperta una «Sacra
      Scrittura»  -  essa  viene  resa  di  pubblica  ragione  con  ogni  pompa  ieratica,  con  giornate  di

      penitenza  e  grida  di  lamento  sul  lungo  «peccato».  La  «volontà  divina»  era  definita  da  un
      pezzo: tutto il malanno consiste nell'essersi allontanati dalla «Sacra Scrittura»... Già a Mosè
      era stato rivelato il «volere di Dio»... Che cos'era accaduto? Con rigore, e con pedanteria,
      fino ai grandi e ai piccoli tributi che gli si dovevano pagare (- non vanno dimenticati i pezzi
      più saporiti della carne: giacché il prete è un gran mangiatore di bistecche)... il prete aveva
      messo in chiaro una volta per tutte ciò che vuole avere, «qual è la volontà di Dio». Da quel
      momento in poi tutte le cose della vita sono ordinate in guisa tale che il prete sia ovunque

      indispensabile; in tutte le naturali occorrenze della vita, nascita, matrimonio, malattia, morte,
      per non parlare poi del «sacrificio» (il pasto), compare il sacro parassita a snaturarle: per
      dirla con le sue parole, a «santificare»... Poiché questo bisogna capire: ogni costume naturale,
      ogni  naturale  istituzione  (Stato,  ordine  giudiziario,  matrimonio,  assistenza  dei  malati,  dei
      poveri), ciascuna esigenza ispirata dall'istinto della vita, insomma tutto ciò che ha il proprio

      valore  in  sé,  viene  reso  attraverso  il  parassitismo  del  prete  (o  dell'«ordine  morale  del
      mondo»)  radicalmente  privo  di  valore,  opposto  al  valore:  ha  bisogno  di  una  sanzione  a
      posteriori, - si rende necessario un potere avvalorante, il quale neghi in ciò la natura, il quale
      appunto  in  tal  modo  soltanto  crei  un  valore...  Il  prete  svaluta,  dissacra  la  natura:  è  solo  a
      questa condizione che egli esiste. - La disobbedienza verso Dio, vale a dire verso il prete,
      verso «la legge», riceve a questo punto il nome di «peccato»; i mezzi per «riconciliarsi con
      Dio» sono, come si conviene, mezzi con i quali la soggezione al prete è assicurata ancor più
      radicalmente:  il  prete  solo  «redime»...  Riesaminandoli  in  senso  psicologico  i  peccati

      divengono indispensabili in ogni società organizzata clericalmente: essi sono le vere e proprie
      leve del potere, il prete vive dei peccati, egli ha bisogno che si «pecchi»... Principio supremo:
      «Dio perdona a colui che fa penitenza» - in parole povere: a colui che si sottomette al prete. -

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         Su un terreno in tal guisa falso, in cui ogni natura, ogni valore naturale, ogni realtà avevano
      contro di sé gli istinti più profondi della classe dominante, crebbe il cristianesimo, forma fino
      ad oggi insuperata di mortale avversione contro la realtà. Il «popolo santo», che aveva tenuto
      da parte solo valori da preti, solo parole da preti per ogni cosa, e aveva, con un rigore di
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