Page 40 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
P. 40

dell'annata e ad ogni evenienza fortunata nell'allevamento del bestiame e nella coltivazione dei

      campi.  -  Questo  stato  di  cose  rimase  ancora  a  lungo  l'ideale,  anche  dopo  essere  stato
      soppresso in maniera triste: l'anarchia all'interno, gli Assiri all'esterno. Ma il popolo continuò
      a considerare come massima prospettiva ideale quella visione di un re che è buon soldato e
      giudice  severo:  soprattutto  la  conservò  quel  profeta  tipico  (vale  a  dire  critico  e  satirico
      dell'attualità) che era Isaia. - Ma ogni speranza rimase vana. Il vecchio Dio non poteva  più
      nulla di ciò che poteva una volta. Si sarebbe dovuto lasciarlo andar via. Che cosa accadde
      invece? Se ne modificò il concetto, - se ne snaturò il concetto: a questo prezzo lo si trattenne.

      - Javeh Dio della «giustizia», - non più una sola cosa con Israele, un'espressione del senso di
      sé di un popolo: ormai solo un Dio a determinate condizioni... La sua nozione diviene uno
      strumento  nelle  mani  di  agitatori  clericali,  i  quali,  a  questo  punto,  spiegano  ogni  evento
      fortunato come ricompensa, ogni infortunio come punizione per la disobbedienza a Dio, per un
      «peccato»:  quella  mendacissima  procedura  interpretativa  d'un  presunto  «ordine  morale  del
      mondo», in virtù del quale il concetto dato in natura di «causa» ed «effetto» è una volta per

      tutte capovolto. Solo dopo che, con premio e castigo, si è eliminata dal mondo la naturale
      causalità, si ha bisogno di una causalità contronatura: a questo punto, in fatto di contronatura,
      tutto il resto è logica conseguenza. Un Dio che esige - in luogo di un Dio che aiuta, che porta
      consiglio, che in fondo è la parola per ogni felice ispirazione dell'animo e della fiducia in se
      stessi... La morale, non più espressione delle condizioni di vita e di crescita di un popolo, non
      più  il  suo  più  profondo  istinto  vitale,  ma  diventata  astratta,  diventata  antitesi  alla  vita,  -
      morale come radicale intristirsi della fantasia, come «cattivo sguardo» su tutte le cose. Che

      cosa  sono  la  morale  giudaica,  quella  cristiana?  Il  caso  defraudato  della  sua  innocenza;  la
      sventura insudiciata con l'idea di «peccato»; - lo star bene come pericolo, come «tentazione»;
      l'indisposizione fisiologica avvelenata dal tarlo della coscienza...

      26.

         Falsato il concetto di Dio; falsato il concetto della morale - il ceto sacerdotale ebraico non
      si fermò a questo. L'intera storia d'Israele non serviva più: e allora via anche quella! - Questi
      preti hanno portato a termine quel capolavoro di falsificazione a documento del quale ci sta
      dinanzi una buona parte della Bibbia: con impareggiabile irrisione di ogni tradizione, di ogni
      realtà storica, essi hanno tradotto in chiave religiosa  il  proprio  passato  di  popolo,  e  cioè
      hanno fatto di esso passato uno stupido meccanismo di salvezza a base di colpa contro Javeh e
      di punizione, di devozione verso Javeh e di ricompensa. Percepiremmo con maggior dolore
      questo  atto  estremamente  obbrobrioso  di  falsificazione  della  storia,  se  millenni

      d'interpretazione  ecclesiastica  di  essa  non  ci  avessero  reso  quasi  ottusi  alle  esigenze
      dell'onestà in historicis. E i filosofi hanno assecondato la Chiesa: la menzogna dell'«ordine
      morale del mondo» pervade tutto lo sviluppo della filosofia anche di quella moderna. Che
      significa  «ordine  morale  del  mondo»?  Che  esiste,  una  volta  per  tutte,  una  volontà  divina
      riguardo a ciò che l'uomo deve fare o non fare; che il valore di un popolo, di un individuo si

      misura in base alla sua maggiore o minore obbedienza al volere divino; che la volontà di Dio
      si rivela essere, nei destini di un popolo o di un individuo, dominante, vale a dire castigatrice
      e compensatrice secondo il grado di obbedienza. - La realtà, al posto di questa miseranda
      bugia,  è  questa:  una  specie  parassitaria  di  uomo,  che  prospera  solo  a  spese  di  tutti  gli
   35   36   37   38   39   40   41   42   43   44   45