Page 37 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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religione nella quale uno semplicemente aneli alla perfezione: il perfetto è la norma. -

         Nel cristianesimo sono gli istinti dei soggiogati e degli oppressi a venire in evidenza: sono i
      ceti infimi quelli che cercano in quello la propria salvezza. In esso la casistica del peccato,
      l'autocritica,  la  inquisizione  di  coscienza  vengono  esercitate  come  occupazione,  come
      espedienti  contro  la  noia;  in  esso  l'affetto  verso  un  potente,  chiamato  «Dio»,  viene  tenuto
      continuamente  vivo  (mediante  la  preghiera);  in  esso  la  vetta  più  alta  è  considerata
      irraggiungibile, dono, «grazia». In esso manca pure la sfera pubblica; il nascondiglio, il luogo
      oscuro  è  cristiano.  In  esso  il  corpo  viene  disprezzato,  l'igiene  respinta  come  sensualità;  la

      Chiesa si oppone perfino alla pulizia (- la prima misura cristiana, dopo la cacciata dei Mori,
      fu la chiusura dei bagni pubblici, e la sola Cordova ne possedeva 270). Cristiano è un certo
      gusto  per  la  crudeltà  verso  di  sé  e  verso  gli  altri;  l'odio  per  i  dissenzienti;  la  volontà  di
      perseguitare.  Immagini  fosche  ed  eccitanti  vengono  messe  in  risalto;  le  condizioni  più
      agognate, designate con i termini più elevati, sono epilettoidi; la dieta è selezionata in modo
      tale da favorire fenomeni morbosi e da sovreccitare i nervi. Cristiano è l'odio mortale per i

      signori della terra, per i «nobili» - e insieme una occulta, segreta rivalità (- il «corpo» viene
      lasciato a loro, si vuole solo l'«anima»...). Cristiano è l'odio per lo spirito, per l'orgoglio, il
      coraggio, la libertà, per il libertinage dello spirito; cristiano è l'odio per i sensi, per le gioie
      dei sensi, per la gioia in generale...

      22.
         Allorquando questo cristianesimo lasciò il suo terreno originario, i ceti infimi, i bassifondi

      del  mondo  antico,  allorquando  partì  in  cerca  di  potenza  tra  le  genti  barbare,  non  ebbe  più
      come sua premessa uomini stanchi, ma gente interamente inselvatichita e dilacerata, - l'uomo
      forte sì, ma malriuscito. Qui l'insoddisfazione di se stessi, il soffrire di se stessi non è, come
      presso  i  buddhisti,  una  smisurata  sensibilità  e  capacità  di  soffrire,  bensì,  al  contrario,  uno
      strapotente desiderio di nuocere, di dar sfogo all'interiore tensione in comportamenti e idee

      malevoli. Per aver ragione dei barbari, il cristianesimo aveva bisogno di concetti e valori
      barbarici: tali sono il sacrificio del primogenito, il bere sangue nella Cena Eucarestica, il
      disprezzo dello spirito e della cultura; la tortura in tutte le forme, dei sensi e non dei sensi; la
      grande  fastosità  del  culto.  Il  buddhismo  è  religione  per  uomini  di  età  tarde,  per  razze
      ingentilite,  mansuefatte,  oltremodo  spiritualizzate,  che  troppo  facilmente  sono  sensibili  al
      dolore (- l'Europa non è nemmeno lontanamente matura per esso -): lì il buddhismo riconduce
      alla  pace  e  alla  serenità,  alla  dieta  nello  spirito,  ad  un  certo  indurimento  nel  fisico.  Il
      cristianesimo vuole dominare su belve predatrici; il suo espediente è farne dei malati, - la

      ricetta cristiana per ammansire, per la «civilizzazione», è l'infiacchimento. Il buddhismo è una
      religione per la conclusione e per la stanchezza della civiltà, il cristianesimo non ne trova
      nemmeno una dinanzi a sé, - in certi casi la fonda.

      23.

         Il buddhismo, lo torno a dire, è cento volte più freddo, più veritiero, più oggettivo. Esso
      non ha più bisogno di rendere il proprio soffrire, la propria capacità di soffrire rispettabili
      per mezzo dell'interpretazione del peccato, - dice semplicemente ciò che pensa, «io soffro».
      Per il barbaro, invece, soffrire non è in sé e per sé alcunché di decoroso: gli occorre una
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