Page 31 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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filosofia tedesca, in sostanza, è - una insidiosa teologia... Gli Svevi sono i migliori bugiardi
della Germania, mentono con innocenza... Donde l'esultanza che all'apparire di Kant percorse
il mondo erudito tedesco, formato per tre quarti da figli di parroci e d'insegnanti -, donde la
convinzione tedesca, che ancora oggi trova un'eco, che con Kant cominciasse una svolta verso
il meglio... L'istinto del teologo, nell'erudito tedesco, indovinò quel che era ormai nuovamente
possibile... Era l'aprirsi di una via traversa verso il vecchio ideale; il concetto di «mondo
vero», il concetto della morale come essenza del mondo (- due maleficentissimi errori, i più
malefici che esistano!) ritornavano ad essere, grazie ad una scepsi scaltramente-sagace, se non
dimostrabili, perlomeno non più confutabili... La ragione, il diritto della ragione non arriva
così lontano... Si era fatto della realtà una «apparenza»; si era elevato a realtà un mondo
completamente inventato, quello dell'essere... Il successo di Kant non è altro che un successo
da teologi: Kant fu, al pari di Lutero, una pastoia di più al piede della già di per sé non salda
rettitudine tedesca...
11.
Ancora una parola contro Kant moralista. Una virtù deve essere una nostra invenzione, una
personalissima legittima difesa e necessità nostra: in ogni altro senso essa è solo un pericolo.
Ciò che non condiziona la nostra vita, le è di danno: una virtù determinata solo da un senso di
rispetto per il concetto di «virtù», come voleva Kant, è dannosa. La «virtù», il «dovere», il
«bene in sé», il bene col carattere dell'impersonalità e della universale validità - chimere in
cui si esprime il declino, l'ultimo spossamento della vita, la cineseria koenigsberghese. Le più
profonde leggi della conservazione e della crescita comandano il contrario: che ciascuno si
inventi la sua virtù, il suo imperativo categorico. Un popolo va in sfacelo quando confonde il
proprio dovere col concetto di dovere in generale. Nulla corrode più profondamente, più
intimamente di ogni dovere «impersonale», di ogni sacrificio dinanzi al Moloch
dell'astrazione. - Che non si sia sentita la pericolosità per la vita dell'imperativo categorico
di Kant!... Solo l'istinto del teologo l'ha protetto! - Un'azione, alla quale l'istinto della vita
sospinge, trova nel piacere la dimostrazione di essere un'azione giusta e quel nichilista dai
visceri cristiano-dogmatici considerava il piacere un'abiezione... Che cosa distrugge più in
fretta che lavorare, pensare, sentire senza un'intima necessità, senza una scelta profondamente
personale, senza gustol come un automa del «dovere»? È questa, né più né meno, la ricetta
della décadence, o addirittura dell'idiotismo... Kant diventò idiota. - E questo sarebbe il
contemporaneo di Goethe! Questo ragno tristemente fatale fu reputato il filosofo tedesco, - e
ancora è considerato tale!... Mi guardo bene dal dire che cosa penso dei Tedeschi... Kant non
ha forse visto nella Rivoluzione francese il trapasso dalla forma inorganica a quella organica
dello Stato? Non si è forse domandato se esista una congiuntura che non possa assolutamente
essere spiegata se non mercé una propensione morale dell'umanità, in modo che con essa, una
volta per tutte, sarebbe dimostrata la «tendenza dell'umanità al bene»? Risposta di Kant:
«Questa congiuntura è la rivoluzione». L'istinto sbagliato in tutto e per tutto, la contronatura
come istinto, la décadence tedesca come filosofia - questo è Kant! -
12.
Metto da parte un paio di Scettici, che rappresentano nella storia della filosofia il tipo