Page 29 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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imperano sotto i nomi più santi.


      7.
         Il cristianesimo è detto religione della compassione. - La compassione si contrappone agli
      affetti  tonici,  quelli  che  accrescono  l'energia  del  sentimento  vitale:  essa  ha  un  effetto
      deprimente. Quando si compatisce si perde forza. Col compatire la perdita di energia, che già
      di  per  sé  il  dolore  arreca  alla  vita,  si  accresce  e  si  moltiplica  ancora.  Il  soffrire  stesso
      diventa,  attraverso  il  compatire,  contagioso;  in  certi  casi  si  può  giungere  ad  una  perdita

      complessiva di vita e di energia vitale assurda in proporzione al quantum della causa (- è il
      caso  della  morte  del  Nazareno).  Questa  è  la  prima  considerazione;  ma  ve  n'è  un'altra  più
      importante. Posto che si misuri la compassione in base al valore delle reazioni che essa suole
      suscitare, appare in una luce ancora e assai più chiara il carattere deleterio di essa in ordine
      alla  vita.  La  compassione  intralcia  totalmente  la  legge  dell'evoluzione,  che  è  legge  della
      selezione.  Essa  conserva  ciò  che  è  maturo  per  la  fine,  oppone  resistenza  a  vantaggio  dei

      diseredati e dei condannati dalla vita, essa conferisce alla vita stessa, attraverso l'abbondanza
      di malriusciti di ogni specie che conserva in vita, un aspetto grigio e precario. Hanno osato
      chiamare virtù la compassione (- in ogni morale aristocratica è tenuta per debolezza -); sono
      andati oltre, hanno fatto di essa la virtù, substrato e origine di ogni virtù - questo però, cosa
      che non dobbiamo mai perdere di vista, dal punto di vista di una filosofia che era nichilista,
      che  sulla  propria  insegna  recava  scritta  la  negazione  della  vita.  Schopenhauer  era  nel  suo
      diritto  allorché  affermava  che  per  mezzo  della  compassione  la  vita  viene  negata,  resa  più

      degna  di  negazione,  -  compatire  è  la  praxis  del  nichilismo.  È  il  caso  di  ripeterlo:  questo
      istinto deprimente e contagioso ostacola quegli istinti che tendono alla conservazione della
      vita  e  al  suo  incremento  di  valore:  sia  come  moltiplicatore  della  miseria,  che  come
      conservatore  d'ogni  miserabile,  esso  è  uno  strumento  primario  per  l'accrescimento  della
      décadence - la compassione induce al nulla!... Uno non dice il «nulla»: dice invece «al di là»;

      oppure «Dio»; oppure «la vera vita»; o nirvana, redenzione, beatitudine... Questa innocente
      retorica, del regno dell'idiosincrasia morale religiosa, appare subito assai meno innocente,
      appena ci si rende conto di quale inclinazione qui si celi sotto il mantello di sublimi parole:
      una tendenza antivitale. Schopenhauer era ostile alla vita: per questo la compassione divenne
      per lui virtù... Aristotele, com'è noto, vedeva nella compassione una condizione morbosa e
      pericolosa della quale uno farebbe bene a liberarsi di quando in quando con un purgativo: egli
      intende la tragedia come una purga. Dal punto di vista dell'istinto vitale si dovrebbe in effetti
      cercare  un  mezzo  per  vibrare  una  stoccata  ad  un  tale  pericoloso  e  morboso  accumulo  di

      compassione quale è quello rappresentato dal caso Schopenhauer (e purtroppo anche da tutta
      la nostra décadence letteraria e artistica da San Pietroburgo a Parigi, da Tolstoj a Wagner):
      affinché  scoppi...  Nulla  è  più  malsano,  in  mezzo  alla  nostra  malsana  modernità,  che  la
      compassione cristiana. Esser medico qui, qui essere inesorabile, qui affondare il coltello -
      questo tocca a noi, questo è il nostro modo d'amare gli uomini, è così che noi siamo filosofi,

      noi Iperborei!...

      8.
         È  necessario  dire  chi  avvertiamo  come  nostra  antitesi  -  i  teologi  e  tutti  quanti  hanno  in
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