Page 203 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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s'insinua tra Chiavari e il promontorio di Portofino. La mia salute non era buona; l'inverno,
freddo e piovoso oltremisura; un piccolo «albergo» direttamente sul mare, così che la notte il
salire della marea rendeva impossibile il sonno, offriva, quasi in tutto, il contrario di ciò che
ci si potrebbe augurare. Ciononostante, e quasi a dimostrazione del mio principio, secondo il
quale ogni cosa decisiva arriva «nonostante» qualcos'altro, fu questo l'inverno e queste le
sfavorevoli condizioni nelle quali nacque il mio Zarathustra. La mattina salivo verso sud,
lungo la splendida strada di Zoagli, costeggiando i pini, abbracciando la vastità del mare; nel
pomeriggio, ogni qual volta la salute me lo permetteva, facevo il giro di tutta la baia di Santa
Margherita arrivando fino dietro a Portofino. Questo luogo e questo paesaggio sono diventati
ancora più cari alla mia anima per il grande amore che l'indimenticabile imperatore tedesco
Federico in sentiva per loro; nel 1886 mi ritrovavo per caso su questa costa, quando egli
visitò per l'ultima volta questo piccolo e obliato mondo di felicità. Lungo questi due itinerari
io pensai tutto intero il primo Zarathustra, soprattutto Zarathustra stesso come tipo: più
esattamente, mi investì all'improvviso...
2.
Per comprendere questo tipo bisogna per prima cosa aver ben chiaro il suo presupposto
fisiologico: è ciò che io chiamo la grande salute. Non so spiegare meglio, più personalmente,
questo concetto, di quanto l'abbia già fatto in una delle sezioni finali del quinto libro della
Gaya scienza. «Noi uomini nuovi, noi senza nome, difficili da comprendere - vi si dice - noi,
figli prematuri di un futuro non ancora accertato, noi adoperiamo per un nuovo scopo anche un
nuovo mezzo, vale a dire una nuova salute, più forte, più sagace, più dura, più audace, più
gaia di quanto lo sia stata qualsiasi salute fino ad oggi. Colui la cui anima ha sete di aver
vissuto fino in fondo l'intera estensione dei valori e delle mete cui si è aspirato fino ad oggi e
di aver doppiato tutte le coste di questo "mediterraneo" ideale, colui che dalle avventure della
propria esperienza, vuole sapere come si sente un conquistatore e uno scopritore dell'ideale, e
così pure un artista, un santo, un legislatore, un saggio, un sapiente, un devoto, un divinamente
estraneo di vecchio stile: costui ha bisogno soprattutto di una cosa, della grande salute - tale
da non essere solo posseduta, ma conquistata, e tale da dover essere conquistata
incessantemente, poiché la si sacrifica e la si deve sacrificare sempre di nuovo... E ora, dopo
esser stati in tal modo a lungo in cammino, noi Argonauti dell'ideale, più coraggiosi forse che
saggi e avendo fatto spesso naufragio e subito danni, ma, come si è detto, più sani di quanto ci
vorrebbero permettere, pericolosamente più sani, sempre di nuovo risanati, - ci sembrerà
come, se a ricompensa di tutto ciò, avessimo di fronte a noi una terra ancora vergine, della
quale nessuno ancora conosce i confini, un al di là di tutte le attuali terre e i cantucci
dell'ideale, un mondo così straordinariamente ricco di bellezza, di ignoto, di problematico, di
terribile e di divino, che la nostra curiosità come la nostra avidità di possesso hanno perso
ogni limite - ah, al punto che d'ora in poi nulla potrà più saziarci!... Come potremmo dopo tale
vista e con una tale avidità di sapere e di coscienza, accontentarci ancora dell' uomo di oggi?
è abbastanza grave, pur tuttavia inevitabile che ora noi guardiamo ai suoi scopi e alle sue
speranze mantenendoci seri a fatica e forse non vi guardiamo neppure più... Un diverso ideale
corre oggi davanti a noi, un ideale prodigioso, tentatore, ricco di pericoli, al quale non
vorremmo convertire nessuno, poiché non ne concediamo a nessuno così facilmente il diritto: