Page 137 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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debolezza ma per la propria forza, perché capace di impiegare a proprio vantaggio anche ciò

      di cui una natura mediocre sarebbe perita; l'uomo per il quale non esiste più nulla di proibito,
      tranne  la  debolezza,  si  chiami  essa  vizio  o  virtù...  Un  tale  spirito  divenuto  libero  sta  con
      gioioso  e  fidente  fatalismo  in  mezzo  al  tutto,  nella  fede  che  solo  ciò  che  è  isolato  è
      riprovevole, e che ogni cosa si redime e si afferma nel tutto - egli non nega più... Ma una fede
      come questa è la più alta delle fedi possibili: l'ho battezzata dal nome di Dioniso. -

      50.

         Si  potrebbe  dire  che,  in  un  certo  senso,  il  diciannovesimo  secolo  abbia  anch'esso
      perseguito  tutto  ciò  cui  Goethe  aspirava  come  persona:  una  universalità  nell'intendere,
      nell'approvare, un lasciar- giungere-a-sé ogni cosa, un ardito realismo, un profondo rispetto
      per ogni realtà. Come accade che il risultato complessivo non sia un Goethe, ma un caos, un
      sospirare nichilistico, un non-saper- che-fare, un istinto di affaticamento, che in praxi invita
      continuamente  a  riandare  al  diciottesimo  secolo  (-  per  esempio,  come  romanticismo  del

      sentimento,  come  altruismo  e  ipersensibilità,  come  femminismo  nel  gusto,  come  socialismo
      nella politica)? Il diciannovesimo secolo non è forse, soprattutto verso la fine, semplicemente
      un diciottesimo secolo potenziato, divenuto più rozzo, vale a dire un secolo di décadence?
      Sicché Goethe, non solo per la Germania ma per tutta l'Europa, sarebbe stato semplicemente
      un episodio, una bella gratuità? - Ma si fraintendono i grandi uomini, se li si guarda sotto la
      meschina prospettiva di una pubblica utilità. Che non si sappia trarre da loro alcun vantaggio,
      attiene anch'esso, forse, alla grandezza...


      51.
         Goethe è l'ultimo Tedesco per il quale io nutra un profondo rispetto: egli avrebbe sentito tre
      cose che sento anch'io - inoltre ci intendiamo pure riguardo alla «croce»... Mi si domanda
      spesso perché io scriva in tedesco: da nessun'altra parte sarei letto peggio che in patria. Ma in

      fondo chissà se io poi desidero di essere letto, oggi? - Creare cose sulle quali il tempo provi
      invano i suoi denti; sforzarsi, nella forma e nella sostanza, di ottenere una piccola immortalità
      -  non  sono  mai  stato  abbastanza  modesto  da  pretendere  da  me  stesso  qualcosa  di  meno.
      L'aforisma,  la  sentenza,  in  cui  per  primo  sono  maestro  tra  i  Tedeschi,  sono  le  forme
      dell'«eternità»;  la  mia  ambizione  è  dire  in  dieci  frasi  quello  che  chiunque  altro  dice  in  un
      libro, - quello che chiunque altro non dice in un libro...
         Ho dato all'umanità il libro più profondo che essa possieda, il mio Zarathustra: tra breve
      le darò il libro più indipendente. -
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