Page 136 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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per l'umanità, la sciagura più grande. -


      48.
         Progresso  nel  senso  mio.  -  Anch'io  parlo  di  «ritorno  alla  natura»,  benché  ciò  sia
      propriamente non un regredire, bensì un arrivare in alto - in alto nella natura e nella naturalità
      elevata, libera, persino terribile, che gioca, può giocare, con grandi compiti... Per dirlo con un
      paragone: Napoleone fu un frammento di «ritorno alla natura» come l'intendo io (per esempio
      in rebus tacticis, e ancor più, come sanno i militari, nella strategia). - Ma Rousseau - a che

      cosa voleva tornare, lui? Rousseau, questo primo uomo moderno, idealista e canaglia in una
      sola persona; al quale era necessaria la «dignità» morale per sopportare il suo stesso aspetto;
      malato  di  una  sfrenata  vanità  e  di  uno  sfrenato  disprezzo  di  sé.  Anche  questo  aborto,
      accampato sulla soglia dell'epoca moderna, voleva un «ritorno alla natura» - ma, chiediamo
      ancora, a che cosa voleva tornare Rousseau? - Odio Rousseau anche nella rivoluzione: essa è
      l'espressione  storico-mondiale  di  questa  duplicità  di  idealismo  e  canaglieria.  La  farsa

      sanguinosa  in  cui  si  svolse  questa  rivoluzione,  la  sua  «immoralità»,  poco  mi  interessano:
      quello che odio è il suo moralismo rousseauiano - le cosiddette «verità» della rivoluzione,
      con le quali essa continua ad agire e a convincere tutto ciò che è piatto e mediocre. La dottrina
      dell'uguaglianza!... Ma non esiste veleno più pericoloso: essa infatti sembra predicata dalla
      giustizia stessa, mentre è la fine della giustizia... «Uguaglianza agli uguali, disuguaglianza ai
      disuguali» - questo  dovrebbe  essere  il  vero  discorso  della  giustizia:  e,  come  ne  consegue,
      «mai rendere uguale ciò che è disuguale». - Il fatto che per questa dottrina dell'uguaglianza si

      sia  agito  così  atrocemente  e  sanguinosamente,  ha  conferito  a  questa  «idea  moderna»  par
      excellence una sorta di aureola di gloria e di fiamma, sicché la rivoluzione come spettacolo
      ha sedotto anche gli spiriti più nobili. Ciò infine non è un motivo per apprezzarla di più. -
      Vedo soltanto un uomo che la sentì come doveva esser sentita, con ribrezzo - Goethe...


      49.
         Goethe - un fatto non tedesco ma europeo: un grandioso tentativo di superare il diciottesimo
      secolo  con  un  ritorno  alla  natura,  con  un  ascendere  alla  naturalità  del  Rinascimento,  una
      specie di autosuperamento da parte di questo secolo. - Egli ne portava in sé gli istinti più forti:
      la sentimentalità, l'idolatria per la natura, il senso antistorico, quello idealistico, quello non
      realistico e quello rivoluzionario (- quest'ultimo è soltanto una forma del senso non realistico).
      Egli  chiamò  in  aiuto  la  storia,  le  scienze  naturali,  l'antichità,  anche  Spinoza  e  soprattutto
      l'attività  pratica;  si  circondò  soltanto  di  orizzonti  chiusi;  non  si  astrasse  dalla  vita,  ma  si

      immise in essa; non fu pusillanime e prese su di sé, sopra di sé e dentro di sé quante più cose
      era  possibile.  Quel  che  voleva,  era  totalità;  egli  combatté  la  separazione  di  ragione,
      sensibilità,  sentimento,  volontà  (-  predicata  nella  più  scoraggiante  scolastica  da  Kant,  agli
      antipodi di Goethe); si disciplinò per la totalità, creò se stesso... In un'epoca non orientata al
      realismo, Goethe fu un realista convinto: disse sì a tutto ciò che in essa gli fosse affine, - la

      sua  più  grande  esperienza  fu  appunto  quell'ens  realissimum  chiamato  Napoleone.  Goethe
      concepiva un uomo forte, di elevata cultura, versato in tutte le attività fisiche, capace di tenersi
      a freno, rispettoso di sé, che potesse osare di concedersi tutto l'ambito e la ricchezza della
      naturalità  e  che  fosse  abbastanza  forte  per  questa  libertà;  l'uomo  della  tolleranza  non  per
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