Page 136 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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per l'umanità, la sciagura più grande. -
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Progresso nel senso mio. - Anch'io parlo di «ritorno alla natura», benché ciò sia
propriamente non un regredire, bensì un arrivare in alto - in alto nella natura e nella naturalità
elevata, libera, persino terribile, che gioca, può giocare, con grandi compiti... Per dirlo con un
paragone: Napoleone fu un frammento di «ritorno alla natura» come l'intendo io (per esempio
in rebus tacticis, e ancor più, come sanno i militari, nella strategia). - Ma Rousseau - a che
cosa voleva tornare, lui? Rousseau, questo primo uomo moderno, idealista e canaglia in una
sola persona; al quale era necessaria la «dignità» morale per sopportare il suo stesso aspetto;
malato di una sfrenata vanità e di uno sfrenato disprezzo di sé. Anche questo aborto,
accampato sulla soglia dell'epoca moderna, voleva un «ritorno alla natura» - ma, chiediamo
ancora, a che cosa voleva tornare Rousseau? - Odio Rousseau anche nella rivoluzione: essa è
l'espressione storico-mondiale di questa duplicità di idealismo e canaglieria. La farsa
sanguinosa in cui si svolse questa rivoluzione, la sua «immoralità», poco mi interessano:
quello che odio è il suo moralismo rousseauiano - le cosiddette «verità» della rivoluzione,
con le quali essa continua ad agire e a convincere tutto ciò che è piatto e mediocre. La dottrina
dell'uguaglianza!... Ma non esiste veleno più pericoloso: essa infatti sembra predicata dalla
giustizia stessa, mentre è la fine della giustizia... «Uguaglianza agli uguali, disuguaglianza ai
disuguali» - questo dovrebbe essere il vero discorso della giustizia: e, come ne consegue,
«mai rendere uguale ciò che è disuguale». - Il fatto che per questa dottrina dell'uguaglianza si
sia agito così atrocemente e sanguinosamente, ha conferito a questa «idea moderna» par
excellence una sorta di aureola di gloria e di fiamma, sicché la rivoluzione come spettacolo
ha sedotto anche gli spiriti più nobili. Ciò infine non è un motivo per apprezzarla di più. -
Vedo soltanto un uomo che la sentì come doveva esser sentita, con ribrezzo - Goethe...
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Goethe - un fatto non tedesco ma europeo: un grandioso tentativo di superare il diciottesimo
secolo con un ritorno alla natura, con un ascendere alla naturalità del Rinascimento, una
specie di autosuperamento da parte di questo secolo. - Egli ne portava in sé gli istinti più forti:
la sentimentalità, l'idolatria per la natura, il senso antistorico, quello idealistico, quello non
realistico e quello rivoluzionario (- quest'ultimo è soltanto una forma del senso non realistico).
Egli chiamò in aiuto la storia, le scienze naturali, l'antichità, anche Spinoza e soprattutto
l'attività pratica; si circondò soltanto di orizzonti chiusi; non si astrasse dalla vita, ma si
immise in essa; non fu pusillanime e prese su di sé, sopra di sé e dentro di sé quante più cose
era possibile. Quel che voleva, era totalità; egli combatté la separazione di ragione,
sensibilità, sentimento, volontà (- predicata nella più scoraggiante scolastica da Kant, agli
antipodi di Goethe); si disciplinò per la totalità, creò se stesso... In un'epoca non orientata al
realismo, Goethe fu un realista convinto: disse sì a tutto ciò che in essa gli fosse affine, - la
sua più grande esperienza fu appunto quell'ens realissimum chiamato Napoleone. Goethe
concepiva un uomo forte, di elevata cultura, versato in tutte le attività fisiche, capace di tenersi
a freno, rispettoso di sé, che potesse osare di concedersi tutto l'ambito e la ricchezza della
naturalità e che fosse abbastanza forte per questa libertà; l'uomo della tolleranza non per