Page 132 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
P. 132

matrimonio, l'unica cosa che faceva di esso un'istituzione. Un'istituzione mai e poi mai si fonda

      su una idiosincrasia, il matrimonio, come abbiamo detto, non lo si fonda sull'«amore», - lo si
      fonda sull'istinto sessuale, sull'istinto di possesso (moglie e figli come proprietà), sull'i stinto
      di  dominio,  che  continua  ad  organizzare  per  sé  la  più  piccola  struttura  del  dominio,  la
      famiglia, che ha bisogno di figli e di eredi per tener salda, anche fisiologicamente, la misura
      di potere, di influenza, di ricchezza che è stata raggiunta, per preparare lunghi compiti, una
      solidarietà di istinti tra i secoli. Il matrimonio come istituzione già implica il consenso della
      forma di organizzazione più grande e duratura: se la società stessa nella sua totalità non può

      rendersi  garante  di  sé  fino  alle  più  remote  generazioni,  allora  il  matrimonio  non  ha  alcun
      senso. - Il matrimonio moderno ha perso il suo senso - di conseguenza lo si abolisce.

      40.
         La questione operaia. - La stupidità, in fondo la degenerazione degli istinti che è causa di
      ogni stupidità, sta nel fatto che esista una questione operaia. Di certe cose non si fa questione:

      primo  imperativo  dell'istinto.  -  Non  riesco  assolutamente  a  prevedere  cosa  si  voglia  fare
      dell'operaio europeo, dopo aver fatto di lui un problema. Egli si trova troppo bene per non
      chiedere  via  via  sempre  di  più,  con  sempre  maggiore  impudenza.  Egli  ha  infine,  a  suo
      vantaggio il grande numero. Non esiste più alcuna speranza che una specie di uomo umile e
      modesta, sul tipo cinese, si sviluppi qui in classe sociale: e questo sarebbe stato ragionevole,
      questo sarebbe stato addirittura una necessità. Che cosa si è fatto invece? - Si è fatto di tutto
      per distruggere in germe ogni premessa del genere, - con la più irresponsabile spensieratezza

      si sono completamente distrutti gli istinti in virtù dei quali un operaio diventa possibile come
      classe, diventa possibile a se stesso. Si è fatto l'operaio abile alla leva, gli si è dato il diritto
      di associazione, il diritto di voto: perché stupirsi se l'operaio già oggi sente la sua esistenza
      come uno stato di bisogno (in termini morali, come una ingiustizia -)? Ma che cosa si vuole?
      torniamo  a  chiedere.  Se  si  vuole  uno  scopo,  allora  bisogna  volere  anche  i  mezzi:  se  si

      vogliono degli schiavi, si è pazzi a educarli da padroni. -

      41.
         «Libertà che io non ritengo tale...» - In epoche come quella di oggi, abbandonarsi agli istinti
      è una sciagura in più. Questi istinti si contraddicono, si disturbano, si distruggono a vicenda:
      ho già definito il moderno come un'autocontraddizione fisiologica. La ragione dell'educazione
      vorrebbe  che  almeno  uno  di  questi  sistemi  di  istinti  venisse  paralizzato  sotto  una  ferrea
      pressione, per consentire a un altro sistema di irrobustirsi, di rafforzarsi, di dominare. Oggi si

      dovrebbe  rendere  possibile  l'individuo  innanzitutto  potandolo:  possibile,  vale  a  dire
      completo... Accade il contrario: le rivendicazioni di autonomia, di libero sviluppo, di laisser
      aller  vengono  avanzate  col  maggior  calore  proprio  da  quelli  per  i  quali  nessuna  briglia
      sarebbe troppo stretta - ciò vale in politicis, ciò vale nell'arte. Ma questo è un sintomo della
      décadence: il nostro moderno concetto di «libertà» è una prova ulteriore della degenerazione

      dell'istinto. -

      42.
         Dove c'è bisogno di fede. - Tra i moralisti e i santi nulla è più raro dell'onestà; forse essi
   127   128   129   130   131   132   133   134   135   136   137