Page 128 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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per millenni...
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Morale per medici. - Il malato è un parassita della società. In certe condizioni non è
decoroso vivere più a lungo. Continuare a vegetare in una imbelle dipendenza dai medici e
dalle pratiche mediche, dopo che è andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita,
dovrebbe suscitare nella società un profondo disprezzo. I medici dal canto loro dovrebbero
essere i portatori di questo disprezzo, - non ricette, ma ogni giorno una nuova dose di disgusto
per il loro paziente... Creare una nuova responsabilità, quella del medico, per tutti quei casi in
cui l'interesse supremo della vita, della vita che ascende, esiga il reprimere e lo spinger da
parte, senza alcun riguardo, la vita che degenera - responsabilità, ad esempio, per il diritto
alla procreazione, per il diritto di nascere, per il diritto di vivere... Morire con fierezza,
quando non è più possibile vivere con fierezza. La morte scelta spontaneamente, la morte
eseguita al tempo giusto, con chiarezza e letizia, in mezzo a figli e a testimoni: in modo che sia
ancora possibile prender realmente congedo, quando sia ancora presente colui che si
congeda, come pure una reale valutazione di quanto abbiamo raggiunto e voluto, una somma
della vita - tutto ciò in antitesi a quella miserevole e orrenda commedia che il cristianesimo ha
fatto dell'ora della morte. Non si dovrà mai perdonare al cristianesimo di aver abusato della
debolezza del morente per violentarne la coscienza, e del modo stesso in cui si muore per dar
giudizi di valore sull'uomo e sul suo passato! - Qui si tratta di stabilire, a dispetto di ogni viltà
del pregiudizio, soprattutto l'apprezzamento giusto, vale a dire fisiologico, della cosiddetta
morte naturale: che in ultima analisi è anch'essa una morte «innaturale», un suicidio. Non si
perisce mai a causa d'altro se non di se stessi. Solo che la morte nelle condizioni più
spregevoli è una morte non libera, una morte a tempo indebito, una morte da pusillanimi. Si
dovrebbe, per amore della vita -, desiderare una morte diversa, libera, consapevole, senza
imprevisti, senza sorprese... Infine un consiglio per i signori pessimisti e gli altri décadents.
Non è in nostro potere evitare di venire al mondo: ma noi possiamo riparare a quest'errore -
giacché talvolta è un errore. Se ci si sopprime si fa la cosa più degna di rispetto che esista: in
tal modo si merita quasi di vivere... La società, che dico!, la vita stessa trae più vantaggio da
questo che da una qualsiasi «vita» trascorsa nella rinuncia, nell'anemia e in altre virtù -,
abbiamo liberato gli altri dalla nostra presenza e la vita da un 'obiezione... Il pessimismo, pur,
vert, si dimostra soltanto mediante l'autoconfutazione dei signori pessimisti: bisogna
procedere ancora d'un passo nella sua logica, non negare semplicemente la vita con la
«volontà e rappresentazione», come ha fatto Schopenhauer -, bisogna innanzitutto negare
Schopenhauer... Detto tra parentesi, il pessimismo, per quanto contagioso possa essere,
tuttavia non aumenta nel complesso la morbosità di un'epoca, di una generazione: ne è
l'espressione. Si cade vittime di esso così come si cade vittime del colera: si deve già essere
sufficientemente predisposti alla malattia. Il pessimismo stesso non produce neppure un
décadent in più; ricordo i risultati della statistica, secondo i quali gli anni in cui infuria il
colera non si distinguono dagli altri per quanto riguarda Vammontare complessivo delle
mortalità.
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