Page 126 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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nell'epoca del lavoro (e del «Reich»! -) s'incontra in tutte le classi sociali, avanza oggi diritti

      proprio  sull'arte,  compreso  il  libro,  soprattutto  il  giornale  -  e  tanto  più  sulla  bella  natura,
      sull'Italia... L'uomo della sera, dai «selvaggi istinti dolcemente sopiti», di cui parla Faust, ha
      bisogno della frescura estiva, dei bagni di mare, del ghiacciaio, di Bayreuth... In tali epoche
      l'arte ha diritto alla pura sciocchezza - come una specie di vacanza per lo spirito, l'arguzia e il
      sentimento. Wagner lo ha capito. La pura sciocchezza fa ristabilire...

      31.

         Ancora un problema di dieta. - I mezzi con cui Giulio Cesare si difendeva dagli acciacchi e
      dal  mal  di  testa:  marce  lunghissime,  tenore  di  vita  semplicissimo,  ininterrotto  soggiorno
      all'aria  aperta,  continui  strapazzi  -  queste  sono,  all'incirca,  le  misure  per  conservare  e
      difendere in generale, dalla sua estrema vulnerabilità, quel meccanismo delicato, funzionante
      ad un'altissima pressione, che si chiama genio. -


      32.
         Parla  l'immoralista.  -  Nulla  è  più  contrario  al  gusto  di  un  filosofo,  dell'uomo  quando
      desidera... Se egli vede l'uomo soltanto nel suo agire, se vede questo animale tanto valoroso,
      tanto astuto, tanto resistente, perduto pure in labirintici frangenti, quanto degno di ammirazione
      gli appare l'uomo! Lo incoraggia persino... Ma il filosofo disprezza l'uomo che desidera, e
      anche l'uomo «desiderabile» - e in genere tutte le cose che l'uomo può desiderare, tutti i suoi
      ideali.  Se  un  filosofo  potesse  essere  nichilista,  lo  sarebbe  perché  dietro  tutti  gli  ideali

      dell'uomo trova il nulla. Oppure neanche il nulla - ma soltanto ciò che è indegno, assurdo,
      malato,  vile,  stanco,  ogni  sorta  di  feccia  della  svuotata  coppa  della  sua  vita...  Come  mai
      l'uomo, così degno di venerazione come realtà, non merita rispetto alcuno quando desidera?
      Deve forse scontare il fatto di esser così valente come realtà? Deve compensare il suo agire,
      la tensione della mente e della volontà in ogni agire, distendendo le membra nell'immaginario

      e nell'assurdo? - La storia dei suoi desideri è stata sinora la partie honteuse dell'uomo: ci si
      guardi dal leggere troppo a lungo in essa. Quel che giustifica l'uomo è la sua realtà, - essa lo
      giustificherà  in  eterno.  Quanto  più  prezioso  è  l'uomo  reale  a  fronte  di  un  qualsiasi  uomo
      semplicemente desiderato, sognato, mendacemente inventato! a paragone di un qualsiasi uomo
      ideale!... E soltanto l'uomo ideale è contrario al gusto di un filosofo.

      33.
         Valore naturale dell'egoismo. - L'egoismo ha tanto valore quanto ne ha, fisiologicamente,

      colui che lo possiede: può valere moltissimo, può essere di nessun valore e spregevole. In
      base  a  ciò  si  può  giudicare,  di  ogni  individuo,  se  egli  rappresenti  la  linea  ascendente  o
      discendente della vita. Una volta stabilito questo, si ha anche un canone di quel che vale il suo
      egoismo. Se egli rappresenta l'ascendere della linea, il suo valore è realmente straordinario, -
      e per amore della vita nella sua totalità, che con lui compie un passo avanti,  dovrà  essere

      estrema  la  cura  per  mantenere  o  persino  creare  il  suo  optimum  di  condizioni.  Il  singolo,
      l'«individuo», come sinora lo hanno inteso popoli e filosofi, è anzi un errore: di per sé non è
      nulla, non un atomo, non un «anello della catena», nulla di semplicemente ereditato da prima, -
      egli è l'intera Unica Linea Uomo sino a lui stesso... Se rappresenta lo sviluppo discendente, la
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