Page 92 - Keplero. Una biografia scientifica
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Brahe la possibilità di rilevare un errore tanto piccolo, è
doveroso da parte nostra mettere a frutto tale ricchezza.
Dall’ipotesi vicaria Keplero arriva a stabilire che «nel piano
dell’orbita non esiste alcun punto fisso rispetto al quale i pianeti
si muovono con velocità angolare costante; il punto si sposta
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avanti e indietro sulla linea degli apsidi» . La convinzione che
esistano dei punti equanti, aggiunge poi, deriva dall’assioma del
moto circolare uniforme, assioma che bisognerà dunque
eliminare. Individuare l’esatta legge che descrive l’orbita e le
cause fisiche che la determinano sarà ora il suo principale
obiettivo. Il riassunto del Capitolo con cui si chiude la seconda
parte dell’opera è lapidario, e recita: «qui termina la parte in cui
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mi rifaccio agli antichi» .
Una libertà scomoda ma necessaria
Keplero ha preso coscienza che una ricerca basata sugli antichi
dogmi dell’astronomia non può portare a una descrizione esatta
del sistema solare. Egli è fermamente deciso a svincolarsi dai
lacci aristotelici e scrive: «Quindi l’edificio che abbiamo
innalzato sulle fondamenta delle osservazioni di Tycho
l’abbiamo rovesciato […]. Fu questa la punizione per aver
seguito gli assiomi plausibili, ma in realtà sbagliati, dei grandi
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uomini del passato» . Si tratta di un passo decisivo che, da un
lato, lo pone di fronte a impervi problemi, mentre dall’altro
spalanca la porta a soluzioni rivoluzionarie, che gli
consegneranno le chiavi delle cosiddette prime due leggi di
Keplero.
Ma procediamo con ordine. I vincoli da cui Keplero si libera
sono quelli già citati del moto uniforme e del cerchio perfetto.