Page 90 - Keplero. Una biografia scientifica
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«ipotesi vicaria» , la quale in seguito si rivelerà errata, ma che
riveste una particolare importanza nel percorso verso le prime
due leggi di Keplero.
L’equante ereditato dalla tradizione classica si trovava,
rispetto al centro dell’orbita di un pianeta, dalla parte opposta al
Sole, ma alla sua stessa distanza dal centro (Sole medio e centro
dell’orbita coincidevano solo nel caso della Terra). Secondo
l’ipotesi vicaria, invece, la posizione dell’equante è un’incognita
da ricavare. Si ha quindi un grado di libertà in più, perché
bisogna determinare: la posizione rispetto alle stelle fisse della
linea degli apsidi, ovvero la «longitudine all’afelio»; l’eccentricità
dell’orbita, ovvero la posizione del Sole rispetto al centro;
l’anomalia media, cioè il tempo, espresso in gradi, impiegato dal
pianeta a percorrere una sezione di orbita partendo dagli apsidi;
infine, la posizione dell’equante. Se per Tolomeo e per
Copernico erano sufficienti tre misure per ricostruire un’orbita,
a Keplero ne servono quattro.
Keplero comincia a raccogliere i dati a propria disposizione.
L’allineamento Marte-Terra-Sole, uno dei punti classici che
potevano essere utilizzati come riferimento, si osserva ogni 780
giorni. In quel momento, definito «opposizione», si vede Marte
a mezzanotte proprio sopra la verticale, alla massima altezza sul
suo meridiano. Anche in questo caso, le opposizioni venivano in
precedenza calcolate rispetto al Sole medio, non a quello fisico.
Keplero, quindi, si trova nuovamente costretto a ricalcolare tutti
i dati. Egli può sfruttare dieci opposizioni osservate da Tycho e
due proprie. Tra queste seleziona gli insiemi di dati cui applicare
un procedimento iterativo, di successive approssimazioni.
Keplero chiede comprensione al lettore. «Se può essere tediato