Page 75 - Keplero. Una biografia scientifica
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da Brahe avevano un potenziale davvero rivoluzionario, tale da

                permettere a Keplero di scrivere le sue leggi. Bisogna ricordare

                che, finché si  era alla  ricerca di  orbite perfettamente  circolari,

                sembravano  sufficienti  tre  punti  per  determinarle  in  modo

                esatto. Così, Copernico si era accontentato di poche decine di
                osservazioni  personali  per  completare  il  De  revolutionibus,

                utilizzando per il resto valori risalenti a Ipparco, Tolomeo e altre

                antiche  fonti.  Tycho,  al  contrario,  dedicò  la  propria  vita  a

                raccogliere  migliaia  di  nuovi  dati,  sempre  più  precisi.  La  sua

                opera  più  importante,  pubblicata  postuma  da  Keplero,  fu  le

                Tavole rudolfine: una raccolta di misure che per oltre un secolo

                servì da riferimento ad astronomi, astrologi e navigatori.

                   Tycho Brahe stava cercando da tempo il modo di convincere

                Keplero a recarsi a Praga, nella speranza di riuscire a utilizzare il

                grande numero di dati accumulati per dimostrare non solo che

                il sistema tychonico era corretto, ma che doveva essere preferito
                sia  al  sistema  tolemaico  sia  a  quello  copernicano.  Alla  fine

                Tycho  si  era  deciso  e  aveva  inviato  una  lettera  a  Keplero,  che

                però non aveva fatto in tempo a riceverla. Un colpo di fortuna

                aveva infatti voluto che un conoscente di Keplero, un tal barone

                Hoffmann, dovesse recarsi proprio a Praga. Giovanni non aveva

                esitato a chiedergli un passaggio, mettendosi così in viaggio in

                direzione opposta alla lettera che là lo invitava. Era il 1° gennaio

                1600.

                   Il 4 febbraio alla squadra degli assistenti di Brahe si aggiunse

                dunque Giovanni Keplero. A causa della sua debole vista si vide

                riservare  un  incarico  teorico,  piuttosto  che  osservativo.  In
                particolare,  gli  venne  affidato  il  puzzle  teorico  dell’orbita  di

                Marte  che,  come  si  è  detto,  lo  condusse  ai  risultati
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