Page 72 - Keplero. Una biografia scientifica
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d’opera fanno riferimento, per esempio, alla tavola sinottica che
Keplero premette alla trattazione astronomica. La simmetria
interna a questa tavola non rispecchia, in effetti, la tesi di
un’opera in fieri.
Tuttavia è ampiamente testimoniato, dalle epistole e dai
manoscritti, che all’inizio della stesura del trattato Keplero non
aveva ancora conquistato le conoscenze sulla legge delle aree e
sull’orbita ellittica. La versione preliminare inviata
all’imperatore, per esempio, non contiene ancora alcun accenno
alle orbite ellittiche. Si consideri quanto ciò renda ancor più
coraggiosa la decisione di abbandonare una astronomia
puramente geometrica, in cui quelle che Keplero chiama qui
«ipotesi» (gli epicicli e gli equanti) non sono in grado di
giustificare posizioni e moti degli oggetti celesti, ma soltanto di
descriverli. La riscrittura totale o parziale di alcuni capitoli è
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stata oggetto di più ricerche , le quali testimoniano come nuove
intuizioni abbiano costretto l’autore a rimaneggiare
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continuamente quanto scritto mesi o anni addietro .
In sostanza, è possibile individuare nel progetto
dell’Astronomia nova alcuni cardini, che sostengono l’opera sin
dalla sua prima stesura e che si possono individuare nel
tentativo di giustificare con teorie fisiche l’ordine del cosmo. Da
tali fondamenta scaturiscono, quasi come «effetti collaterali»,
alcuni risultati che oggi ci appaiono come l’essenza stessa del
volume: le prime due leggi di Keplero. Esse sono senz’altro
fondamentali, se vogliamo stabilire il contributo di Keplero alla
realizzazione della meccanica newtoniana, ma, agli occhi del
loro scopritore, non sono altro che due strumenti moderni, che
vanno a sostituirsi alle «ipotesi» classiche nello studio della fisica