Page 256 - Keplero. Una biografia scientifica
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prima in essa era come celato sotto il velo della potenzialità. Ma come
esse vi erano entrate? La mia risposta è che tutte le idee, ovvero i principi
formali delle armonie, di cui si è parlato sono insite negli esseri dotati
della capacità di conoscere e non vengono acquisite con ragionamenti
discorsivi, ma dipendono piuttosto da un istinto naturale e sono loro
connaturate così come il numero (il concetto) dei petali in un fiore o
delle cavità contenenti i semi in una mela è connaturato alle forme
vegetali. 10
Questo avviene anche in astronomia, dove ciò che vedono i
nostri occhi porta a enunciare, attraverso un ragionamento, un
corpo di ipotesi astronomiche, ovvero una cosmografia.
L’astronomia è dunque per Keplero una scienza che prevede
l’elaborazione di sensate ipotesi da controllare poi con le misure,
quindi una scienza «a priori».
Anche il ruolo dell’astronomo viene discusso sulle pagine
dell’Apologia. Al contrario di Ursus, Keplero ritiene l’astronomo
non un semplice registratore di misure, ma un filosofo naturale.
Keplero rivendica l’autorità di indagare le conseguenze
scientifiche, e perfino quelle filosofiche, implicate dal sistema
del mondo che lo scienziato ha ricavato dalle osservazioni:
«L’astronomo non dovrebbe essere escluso dal novero dei
filosofi che indagano la natura delle cose».
Nelle pagine successive, egli allarga la critica e si rivolge, oltre
che a Ursus, anche ad Andreas Osiander, colpevole di aver
aggiunto al De revolutionibus la celebre Introduzione. Come si è
già accennato nel Capitolo 3, è questa la prima volta che viene
pubblicamente smascherata l’identità di Osiander, che in tale
Introduzione, all’insaputa di Copernico, presentava il modello
copernicano come un mero strumento di calcolo. In questo
senso Keplero accomuna Osiander a Ursus, per la loro posizione