Page 191 - Keplero. Una biografia scientifica
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che l’intero creato, dal sistema solare alle relazioni umane, sia
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governato da leggi di armonia . La novità apportata da Keplero,
rispetto alla tradizione classica, consiste nel non decidere a
priori in quale modo questa armonia si esprima. Sino ad allora,
l’impronta di Dio si era dovuta scorgere esclusivamente nella
perfezione del moto circolare uniforme; non era quindi
importante quanto complesso fosse il sistema di epicicli da
utilizzare per ottenere una descrizione corrispondente alle
osservazioni. Keplero, nell’Astronomia nova, aveva posto come
condizioni imprescindibili sia l’esattezza che questa descrizione
doveva manifestare, in quanto riflesso di un atto divino di
creazione, sia la possibilità di ricondurla a cause fisiche. Per
queste ragioni di fondo, nel momento in cui le orbite ottenute
per sovrapposizione di cerchi si erano dimostrate delle
approssimazioni insoddisfacenti, era stato pronto a
intraprendere strade inesplorate.
Anche nell’Harmonice mundi assistiamo a un processo di
questo tipo. Esistevano già diversi tentativi di individuare
particolari relazioni tra le distanze dei pianeti, così da spiegare
perché si trovassero proprio in quelle posizioni. Larga diffusione
aveva avuto in quegli anni il modello proposto da Robert Fludd
nell’Utriusque cosmi del 1617, che immaginava il sistema solare
come un gigantesco monocordo, accordato da una mano divina,
sul quale le distanze dei pianeti dal Sole erano in proporzione
con la lunghezza delle corde necessarie a produrre determinate
note. Sin dall’Antichità si era ipotizzato un legame tra distanze
planetarie e note musicali, il quale permetteva, in una situazione
carente sia sotto l’aspetto teorico, sia sperimentale, di attribuire
un valore quantitativo a un parametro astronomico. Per Keplero