Page 186 - Keplero. Una biografia scientifica
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basato  proprio  sugli  stessi  solidi  platonici  inscritti  nella  sfera,

                Keplero immagina di «ridursi in due dimensioni», considerando

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                la  circonferenza  e  i  poligoni  regolari  inscritti  in  essa .  Un
                qualunque  poligono  regolare  inscritto  in  un  cerchio  divide

                quest’ultimo  in  un  certo  numero  di  archi  eguali.  Così,  per

                esempio, un pentagono dividerà un cerchio in cinque archi della

                medesima  lunghezza;  definita  «parte»  uno  di  tali  archi  o  una
                somma di più archi, tale però che la sua lunghezza non superi

                quella della semicirconferenza, Keplero definisce «residuo» ciò

                che della circonferenza rimane. Una volta distinto tra la parte e

                il residuo, si considera il rapporto tra il residuo e il tutto, ovvero

                l’intera circonferenza.


                Nel caso del pentagono, le parti possono essere un arco o due

                archi,  e  i  residui  corrispondenti  quattro  archi  o  tre  archi.  Il

                «tutto»  è  ovviamente  composto  da  cinque  archi,  così  che  il

                pentagono  produce  i  rapporti  3/5  e  4/5,  corrispondenti

                rispettivamente  agli  intervalli  consonanti  di  terza  maggiore  e

                sesta minore.

                   Il criterio di Keplero permette, al variare dei poligoni regolari,
                di  trovare  tutti  gli  intervalli  necessari;  tuttavia  ha  il  difetto  di

                individuare  anche  alcuni  intervalli  in  più,  che  all’epoca  di

                Keplero non erano considerati consonanti. Keplero pone perciò

                alcune condizioni restrittive. Innanzitutto decide di considerare

                solo i poligoni regolari che si possono costruire con squadra e

                compasso.  Difatti  gli  altri,  che  hanno  i  lati  incommensurabili

                con  il  diametro,  secondo  Keplero  non  sono  conosciuti

                nemmeno da Dio, ed è quindi impensabile che egli abbia creato

                delle  consonanze  prendendo  a  modello  ciò  che  non  conosce.

                Come  ulteriore  condizione  si  eliminano  gli  intervalli  che
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