Page 183 - Keplero. Una biografia scientifica
P. 183
La prima scelta, relativa all’ampiezza di un intervallo di
frequenze, ha portato a una risposta identica in tutte le epoche e
culture: la scala è compresa tra una nota base di una determinata
frequenza e la nota che possiede una frequenza esattamente
doppia, ovvero l’ottava. Questo perché l’ottava, a causa del
fenomeno acustico degli armonici, viene avvertita come una
specie di ripetizione della prima nota; le due note appaiono
perciò a qualunque ascoltatore, pur se ad altezze diverse,
eccezionalmente simili.
Questo fenomeno riduce il vago problema di scegliere con quali
note fare musica a quello più specifico di determinarne un certo
numero all’interno dell’ambito privilegiato dell’ottava; in questo
senso, il problema prese il nome di «divisione dell’ottava».
La principale guida nell’individuare le frequenze alle quali
assegnare il nome di note è sempre stata la consonanza, che
tuttavia lascia spazio a molteplici scelte: per esempio, non vi
sono vincoli sul numero di note che debbano essere selezionate
all’interno dell’ottava, né su quali intervalli debbano intercorrere
tra queste.
39
Nella cultura occidentale la scala diatonica consiste di sette
note, che oggi indichiamo con i nomi: do - re - mi + fa - sol - la -
si + do. Le distanze tra una nota e quella seguente non sono
sempre le stesse, ma esistono toni (-) e semitoni (+), i quali si
possono, in prima approssimazione, considerare come la metà
di un tono. La storia della scala che utilizziamo oggi è
complessa: una delle più antiche teorie di suddivisione
dell’ottava, che dominò per secoli su tutte le altre, è quella
attribuita ai pitagorici.
Essa conferisce un valore fondamentale all’intervallo di